IL TEMPO – BIAFORA – Trentadue minuti struggenti ed emozionanti. De Rossi, accompagnato dal CEO Fienga e omaggiato da squadra, staff e dirigenza presenti nelle prime file della sala stampa, ha parlato in conferenza per commentare la fine della sua epoca alla Roma. Queste le parole del capitano giallorosso, che hanno fatto versare qualche lacrima all’erede Florenzi, visibilmente emozionato:
Cambierebbe qualcosa della sua carriera alla Roma?
Farei delle scelte diverse riguardo episodi quotidiani, alcune cose dette o alcune cose di campo. Per la decisione di rimanere per sempre fedele alla Roma non cambierei una virgola. Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa in più in bacheca, ma non ce l’ha nessuno. Sono fortunato perché ho fatto il lavoro che mi piaceva nella squadra che amo tantissimo. I tifosi non la cambierebbero con una vittoria. Hanno dimostrato in tanti anni di tenere veramente a me. Io ho fatto la stessa scelta, non li ho cambiati per qualche ipotetica coppa. Ci sono stati 3-4 anni in cui effettivamente ho avuto l’opportunità di andare in squadra che poteva vincere più della Roma. Ci siamo scelti a vicenda. C’è un grande amore che continuerà, anche se sotto forme diverse. Non escludo di andare, magari con un panino e con la birra, in qualche settore ospiti a tifare per i miei amici. Ho imparato da loro ad amare la Roma. Gli dico di stare vicino ai giocatori. E’ un gruppo di persone per bene e meritano grande sostegno.
Il romanismo è in mani salde con Pellegrini e Florenzi. Che cosa ha pensato quando le hanno comunicato la scelta?
Mi è stato detto ieri, ma non sono scemo. Il mondo del calcio l’ho vissuto, lo avevo capito. Lo sapevamo tutti quanti che ero in scadenza, se non c’è mai un colloquio… Con Monchi avevamo parlato e mi aveva rassicurato, senza di lui non sono andato più a chiedere nulla a nessuno. Questo scombussolamento societario forse non ha aiutato.
Il suo futuro è già deciso?
Ringrazio Fienga e Massara ,per l’offerta e per come mi hanno trattato. La sensazione che ci fosse grande affetto e stima reciproca era forte e che forse si poteva andare avanti per uno o due anni da calciatore, ma è una decisione che si prendere globalmente e come sappiamo la società è divisa in più parti. Sono cose che vanno rispettate e accettate. Io a Roma non posso uscire diversamente da questa maniera. Riguardo alle squadre ho sentito qualcosa, ma non ho chiesto niente a nessuno. Mi sono sentito calciatore tutto quest’anno anche se ho avuto problemi fisici e ho ancora voglia di giocare a pallone. Mi farei un grande torto se smettessi.
Preclusioni?
Vediamo, è una cosa completamente nuova.
Non pensa che doveva decidere lei sull’addio?
Non sono d’accordo e l’ho detto anche a Totti. Ci sta una società che sta li per decidere chi deve giocare e chi no. Possiamo discutere ore sul fatto che secondo me sarei potuto essere importante, le decisioni poi le prende la società. Qualcuno un punto lo deve mettere. Il fatto che ci siamo parlati poco quest’anno un pochino mi è dispiaciuto, ma le distanze a volte creano anche incomprensioni di questo genere. Spero che la società migliori in questo perché ci tengo, resto un tifoso.
Cambierà idea sul voler allenare?
Ho la sensazione che potrebbe piacermi, fare il dirigente non mi attira particolarmente, qui a Roma poteva avere un senso diverso. Però, anche guardando chi mi ha preceduto, penso si possa incidere poco. Faccio fare il lavoro sporco a Totti, spero che prenda più potere possibile e poi magari, se cambierò totalmente idea, lo raggiungerò. C’è distacco con la società? Un po’ sì, perché io voglio giocare e loro non vogliono. Non posso essere felice, non ho rancore nei confronti di Fienga e di Massara. Un giorno magari parlerò anche con Pallotta e con Baldini, non ho problemi. Fienga dice che io sono già un bravo dirigente, ma se io fossi stato un dirigente avrei rinnovato il contratto a uno come me. Quando ho giocato mi sono difeso e l’ho fatto abbastanza bene. Non abbiamo mai parlato di soldi.
Perché tutti questi addii dopo la semifinale di Champions?
Negli anni ho avuto la sensazione che la squadra diventasse davvero forte, poi sempre più forte, poi molto vicina a quelli che vincevano per poi fare sempre un passo indietro. Queste sono leggi del mercato. Spero che la Roma, magari con lo stadio, diventi forte tanto quanto le altre. La rosa è valida, ha tanti giocatori giovani da cui si può ripartire, è una squadra che ha futuro e la piazza è calda quanto necessario.