De Rossi, che fare? Con lui la Roma vince molto di più ma ora va gestito
GAZZETTA DELLO SPORT – PUGLIESE – Fosse per Eusebio Di Francesco, lui non ci rinuncerebbe mai. Per la qualità, il carisma e la specificità del giocatore applicata al ruolo. Fosse per l’allenatore giallorosso, Daniele de Rossi starebbe sempre in campo, senza uscire mai. Così tanto che subito dopo Roma-Milan, il giorno del suo rientro dopo il lungo stop ai box di tre mesi, il tecnico romanista lo definì addirittura «un giocatore eccellente nei tempi di gioco. Per i il nostro sistema ha la giocata chiusa e quella aperta, può metterti la palla in verticale o tra le linee. Giocate che aveva anche Andrea Pirlo, seppur con maggior qualità». Insomma, un’investitura totale, il termometro della fiducia del tecnico nel suo capitano.
il problema Daniele de Rossi, però, in campo non ci può più andare sempre, perché il ginocchio destro va gestito e sovraccaricarlo sarebbe – adesso – l’errore più grande. «Ho rischiato di smettere, questo è stato l’infortunio più grave della mia carriera», ha confessato il centrocampista qualche tempo fa. E la sfortuna ha voluto pure che il problema alla cartilagine sia esploso a 35 anni suonati, quando ovviamente il fisico a livello di tenuta non può più essere quello di un ventenne o anche di un venticinquenne.
LA GESTIONE de Rossi ad intermittenza, dunque. Anche se poi, forse, non è giusto neanche dire così. Nel senso che da oggi in poi le partite saranno scelte, selezionate, individuate in base all’importanza, all’esigenza delle squadre ed alle condizioni fisiche ed atletiche di Daniele. Che, tra l’altro, è costretto ovviamente a gestirsi anche durante la settimana, proprio per non sovraccaricare di fatica l’arto in questione. E quindi capita spesso che il capitano della Roma faccia una parte della seduta di allenamento con i compagni ed una parte, invece, per conto suo. Individuale o personalizzato, chiamatelo come preferite, la sostanza cambia poco. Di certo, de Rossi è un giocatore talmente importante per il presente e anche il futuro (possibile rinnovo fino al 2020) giallorosso che con lui non si può sbagliare. D’altronde il ginocchio gli faceva male già da un po’, prima di quel giorno – a Napoli – in cui è stato costretto ad alzare bandiera bianca.
I NUMERI E che de Rossi sia importante non solo come presenza e carisma, ma anche e soprattutto per l’apporto che dà in campo lo dicono pure i numeri. Prendendo infatti in esame le ultime due stagioni, quelle che il centrocampista ha vissuto come regista nella gestione-Di Francesco (tra l’altro le due vissute anche ufficialmente da capitano, dopo l’addio di Francesco Totti), si vedesubito come il rendimento della squadra sia migliore con de Rossi in campo che non senza. Con lui, ad esempio, le percentuali di vittoria della Roma salgono dal 47,2 al 59,2%, con una media di due punti a partita conquistati dalla squadra di Di Francesco (contro 1,6 nelle gare in cui invece non era presente).
IL BILANCIO Sostanzialmente uguale invece la media dei gol, sia quelli fatti (1,8 in entrambi le situazioni) sia quelli subiti (1,1 con lui in campo, 1,2 senza). Insomma, anche i numeri ci danno l’idea di come de Rossi sia il barometro giallorosso, la bussola da cui – potendo – non ci si dovrebbe mai allontanare per arrivare al traguardo desiderato. Di Francesco lo terrebbe sempre dentro. Lui, invece, deve per forza gestirsi.