REPUBBLICA – PICOZZA – Già espulso dal M5S, presto sarà sospeso dall’Ordine degli avvocati l’ex presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, arrestato a marzo con l’accusa di corruzione. Stessa sorte toccherà al suo sodale Camillo Mezzacapo. A Regina Coeli, i due hanno ricevuto la visita di Virginio Palazzo e Riccardo Micci del Consiglio di disciplina del Lazio per essere ascoltati in merito all’accusa di aver intascato tangenti (oltre 230mila euro) dagli imprenditori Parnasi, Toti e Statuto per la realizzazione dello stadio della Roma, per la costruzione di un albergo presso la stazione ferroviaria di Trastevere e per la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali dell’Ostiense. «L’accusa», spiega Palazzo, che del Consiglio di disciplina regionale è vicepresidente, «è la più grave tra quelle indicate nell’articolo 60 della legge sull’ordinamento professionale». «Le condizioni per la sospensione — continua — ci sono tutte, dall’applicazione della misura della custodia cautelare al clamore per l’arresto suscitato tra l’opinione pubblica e in ambito forense; di fronte a queste circostanze, insomma, la sospensione appare un atto obbligato». In passato, i “probiviri” dell’Ordine hanno già sospeso dall’esercizio della professione avvocati coinvolti in vicende meno gravi di quelle che hanno per protagonisti De Vito e Mezzocapo. L’arresto dei due era scattato nell’ambito dell’inchiesta “Congiunzione astrale” su corruzione e traffico di influenze illecite.