IL MESSAGGERO – CARINA – Una risposta di carattere che non vale però tre punti. Donnarumma in giornata di grazia nega la vittoria alla Roma che in una serata difficile per la contestazione della Curva Sud ritrova motivazioni, cattiveria, mancando soltanto nel killer instinct. Quello che ha avuto il Milan con Piatek. Di Francesco, ancora visibilmente provato, nonostante la buona partita non abbassa la guardia: «È un peccato perché dobbiamo prendere prima gli schiaffi per rialzarci. Come ho detto ai ragazzi c’è una bella storia che racconta che quando vuoi seppellire un cavallo e gli tiri tanta terra addosso, cerchi di tirartela via pian piano per poter risalire e noi dobbiamo esser bravi a dare continuità. È chiaro che ci siamo arrivati da soli in questa situazione. Vedere questa prestazione e ripensare a quella di Firenze ti fa riflettere sugli atteggiamenti. La mia squadra mi fa rabbia perché conosce questo sistema di gioco come altri, abbiamo vinto anche senza De Rossi, ma Daniele è stato straordinario. Conosce il calcio e risalta chi gli gioca vicino». E ancora: «Quando si costruisce una squadra, ci sono giocatori fondamentali. Daniele nei tempi di gioco è eccellente, non fa capire agli avversari dove la sta mettendo. E’ giocare a calcio, è un play. Con il 4-3-3 non possiamo fare a meno di lui. Ho cercato di adattare altri ma per fare quel ruolo servono determinate caratteristiche».
VOLARE BASSO – Una buona prestazione che però Eusebio non vuole esaltare più di tanto: «Non abbiamo fatto niente, è una risposta positiva come prestazione. I tre punti sarebbero stati fondamentali ma non avrebbero ripulito quanto accaduto a Firenze. Mi auguro che questo sia un punto di ripartenza, anche se a volte ricadiamo. Le partite si possono perdere, ma gli atteggiamenti fanno la differenza». Sulla gara: «Quando giochi con due mediani rischi di appiattirti, mentre con un play è più facile. C’è successo anche a Firenze per sviluppare delle manovre. In alcuni momenti della partita bisogna alzare l’attenzione». Analizza poi alcune scelte: «Dzeko con Schick? Li ho aperti apposta, così non si scontravano. Patrik l’ho visto vivo, è in un momento ottimo di forma ma anche dal punto di vista dell’agonismo, della cattiveria e in questa partita ci voleva. Può fare tutti i ruoli perché sa giocare a calcio. Ma deve farlo con questa determinazione e tigna».
PARAGONI SCOMODI – Altra menzione d’obbligo per Zaniolo, giunto a 19 anni e 7 mesi al terzo gol stagionale in campionato: «E’ una grande mezzala. Quando l’ho spostato, si è adattato bene anche a fare il trequartista. Andiamo spesso in pressione sul play opposto e lui è bravo in queste aggressioni. E’ bravo da mezzala perché attacca la profondità. E’ uno dei pochi che può fare anche l’esterno. Ce lo teniamo stretto, deve continuare così. Dal punto di vista della presenza in campo bisogna fare solo i complimenti a questo ragazzo». Non gli piace però il paragone con Totti: «Non c’entra niente con Francesco. Ha però un’altra qualità che aveva Totti, parla poco ma vuole sempre la palla. Credo sia un grande pregio per un giocatore, mi auguro resti così spensierato anche quando rinnoverà il contratto. Avrà tante richieste ma deve tenersi stretto questa squadra, perché è già in una grande’».