E per De Vito una seconda indagine: «Danno erariale»
IL MESSAGGERO – ALLEGRI – Non c’è solo l’inchiesta penale ad appesantire le spalle dell’ex presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, finito in carcere insieme al suo socio, l’avvocato Camillo Mezzacapo, per corruzione e traffico di influenze. Ora, anche la Corte dei conti ha aperto un fascicolo sul giro di tangenti e favori che si nascondeva dietro ad alcuni dei più importanti progetti edilizi della Capitale: dal Nuovo stadio della Roma, a Tor di Valle, agli interventi di riqualificazione degli ex Mercati generali, dell’ex Fiera di Roma e dell’ex Stazione di Trastevere. Il sospetto del procuratore Andrea Lupi, infatti, è che il danno per le casse pubbliche sia da capogiro. E il politico, in caso di condanna, potrebbe dover risarcire di tasca propria l’amministrazione.
LE TANGENTI – Per l’accusa, De Vito avrebbe ottenuto tangenti dai costruttori Luca Parnasi, Claudio e Pierluigi Toti, e Giuseppe Statuto. Le mazzette sarebbero state corrisposte sotto forma di incarichi di consulenza intestati allo studio di Mezzacapo. In cambio, il politico avrebbe aiutato gli imprenditori influenzando, dall’interno del Campidoglio, le votazioni delle delibere legate a quattro progetti di primo piano. In primis, la realizzazione dello Stadio della Roma, fiore all’occhiello del gruppo Parnasi. L’imprenditore aveva chiesto aiuto anche per ottenere il via libera alla realizzazione di uno stadio del basket nei locali della ex Fiera di Roma. Era stato proprio Parnasi, arrestato lo scorso giugno per associazione a delinquere, a raccontare ai pm i rapporti opachi con De Vito e con altri politici. Il gruppo Statuto, invece, avrebbe pagato 24mila di euro per avere agevolazioni nella trasformazione dei manufatti della vecchia stazione di Trastevere in un albergo di lusso. Mentre, per i pm, i fratelli Toti avrebbero corrisposto 110mila euro in relazione al progetto di riqualificazione degli ex Mercati generali.