GAZZETTA – ZUCCHELLI – Non ci fossero state, come le ha ribattezzate qualcuno sui social network, le “Idi di marzo” di Trigoria, forse questi giorni per Alessandro Florenzi sarebbero stati ancora più duri. Perché ancora più forti sarebbero state le luci dei riflettori, dopo il fallo da rigore contro il Porto che è costato carissimo — e non solo in senso economico — alla Roma. Le lacrime al Do Dragao hanno fatto il giro d’Europa, la mattina successiva, in aeroporto, per Florenzi è stato difficile incontrare i tifosi, ancora più difficile tornare a casa e rendersi conto che quello che era successo non solo era tutto vero, ma era anche l’apice di un percorso sempre più complicato. Tanto complicato da fargli davvero prendere in considerazione, nella notte di Oporto, l’idea di salutare a fine stagione. Pensieri negativi che sono durati lo spazio di qualche ora. Perché Alessandro Florenzi, adesso, ha voglia di rimettersi in gioco.
CONDIZIONI Lo farà parlando con Ranieri, che ha l’esperienza giusta per aiutarlo. Lo farà magari rinunciando a qualche partita, ma non scenderà più in campo mettendo a rischio non tanto la sua salute, quanto la serenità della squadra, evitando figuracce a se stesso e agli altri. E lo farà anche confrontandosi con Totti e De Rossi, oggi dirigente e capitano, per lui semplicemente amici. Lo erano così tanto che, anni fa, Alessandro aveva come foto del profilo Whatsapp, orgogliosamente, i loro nomi incisi sulle lattine di Coca Cola. Sognava di diventarne l’erede, adesso quel sogno sta diventando un incubo perché, di continuo, gli viene rinfacciato di non essere come loro.
L’ABBRACCIO Qualcuno lo ha accusato persino di aver finto ad Oporto le lacrime, ma per informazioni basta chiedere a un signore che si chiama Iker Casillas e che in casa ha più trofei che piatti: è stato lui il primo a consolarlo, perché i campioni fanno così. Forse Alessandro Florenzi campione come Casillas non lo sarà mai e difficilmente avrà la sua bacheca, ma diventare un pilastro come lo spagnolo è stato nel Real una vita è il suo obiettivo. I fischi gli fanno male, le scritte sui muri legate anche alla nonna ancora di più, per non parlare delle vergognose minacce che gli sono arrivate sui social mercoledì scorso.
TRE MESI In questo momento la famiglia e gli amici di sempre sono il suo scudo e hanno la bocca cucita, così come lui. Che vorrebbe pure raccontare il suo dispiacere, ma per adesso non lo fa. Pensa a riconquistare la gente sul campo, a capire cosa voglia Ranieri da lui e cosa può dare in più. A se stesso e alla Roma. A giugno, poi, si vedrà. Per non perdersi definitivamente c’è ancora tempo.