IL TEMPO – BIAFORA – «Sarà la Roma di tutti, sono convinto che potremo vincere qualcosa». Fonseca si è presentato con tanta ambizione al mondo romanista nella conferenza stampa di insediamento nella quale è stato affiancato dal direttore sportivo Petrachi. Il neo-tecnico giallorosso, accompagnato anche dalla presenza in sala dello staff tecnico e degli intermediari che hanno curato la trattativa con lo Shakhtar, ha rivolto un saluto alla platea in italiano, prima di rispondere in portoghese al resto delle domande: «Sono molto felice di essere qui. Sono motivato per lavorare in questa città e per questa squadra meravigliosa». Fonseca ha voluto immediatamente chiarire i motivi che lo hanno spinto ad accettare la proposta del club di Pallotta, sottolineando che la sua idea sul vincere dei trofei non è una promessa ma una convinzione: «Sono qui perché ho la convinzione di poter elevare la Roma ad un livello successivo e fare qualcosa di speciale. Sono motivato per costruire una squadra ambiziosa e che renda orgogliosa chi la segue.Non abbiamo fissato obiettivi concreti, ma io mi impongo di tornare subito in Champions League. Vogliamo sempre vincere, ma quando non succede i tifosi devono essere orgogliosi. Se questa condizione è soddisfatta saremo più vicini al traguardo. Non faccio promesse, è una convinzione e dico che sono convinto che potremo vincere qualcosa». L’allenatore di Nampula, esponendo la propria ricetta per risollevare la squadra dopo il sesto posto in campionato, ha ripercorso le orme della conferenza di Petrachi nell’affrontare le questioni Zaniolo e Dzeko: «Nicolò èun calciatore di grande talento, nel quale crediamo, ho fiducia in lui. Ma ogni giocatore deve dimostrare in ogni allenamento di meritare la squadra. Credo che si potranno fare grandi cose con questa squadra. Ognuno deve mettere i propri interessi dietro a quelli della squadra, è l’unico modo per vincere. Dzeko? Io voglio che restino qui solamente quelli felici, motivati ed hanno voglia di lottare». Fonseca ha poi dribblato agilmente le domande di mercato («Higuain? Sono in piena sintonia con Petrachi e con quanto ha detto lui»), soffermandosi con maggiore convinzione sui principi base della sua idea di calcio: «Il sistema di gioco non è importante, per me è fondamentale la dinamica. Conta l’intensità. E importante difendere lontano dalla porta, se saremo solidi in difesa ci avvicineremo al traguardo. E fondamentale difendere bene, in Italia vince chilo fa, ma non si significa che sarà una squadra sempre in difesa, dobbiamo difendere tenendo la palla». Impossibile per il primo tecnico portoghese della storia giallorossa non affrontare il tema dei giocatori romani e romanisti, Florenzi e Pellegrini: «E importante conoscerli e capire le loro qualità tecniche, ma anche conoscerli come uomini. Per il ruolo faremo esperimenti e vedremo. Quello che conta è il livello di esigenza che il calciatore pone sulle proprie spalle e su quelle dei suoi compagni. In questo senso essere capitano e portare la fascia da capitano ha un’importanza cruciale. Essere un leader significa questo, spero che questo sentimento sia sempre presente nella squadra, ci potrà aiutare a vincere. La fascia? Florenzi era il capitano della squadra. È una questione che analizzeremo attentamente, ma essendo uno dei capitani di questa squadra, la probabilità che continuerà ad esserlo è elevatissima». Dopo i fiumi di parole degli ultimi giorni è il tempo dei fatti e Fonseca vuole convincere tutti gli scettici con il lavoro sul campo: «Un allenatore è i suoi risultati, spero che tutti possiate conoscermi attraverso i risultati».