Gravina: «È giusto finire il campionato. Tornare in campo è una gioia»
LA VERITà – GANDOLA – «Non posso essere io a uccidere il calcio italiano». Ci sono frasi che caratterizzano una persona e la accompagnano come un Labrador. Mentre il pallone torna a rotolare e la rete delle porte d’allenamento a gonfiarsi per un gol, Gabriele Gravina ripensa a quel 20 aprile quando tutti avrebbero voluto chiudere baracca, sopraffatti dal coronavirus.
Presidente Gravina, sta per ripartire il campionato più strano della storia. È convinto di portarlo a termine?
«È l’auspicio di tutti, il mio in particolare perché dall’inizio ho lavorato per la ripartenza. Con la curva dei contagi in evidente contrazione e con il rigido rispetto dei protocolli in vigore (se dovessero essere riscontrate delle violazioni gravi saranno introdotte sanzioni dure) sono convinto che è un risultato raggiungibile».
Tutti temono che al primo calciatore positivo si blocchi tutto di nuovo. C’è la possibilità di far cambiare il protocollo al Comitato tecnico scientifico.
«Abbiamo rappresentato la criticità sulla quarantena sia al ministro Spadafora che al ministro Speranza, trovando accoglienza e considerazione. Se l’andamento epidemiologico lo consentirà mi auguro che il protocollo possa essere rivisto dal Comitato tecnico scientifico. Ma questo non significa chiedere deroghe».
Il governo poteva rapportarsi meglio a un’azienda da 5,5 miliardi?
«Soprattutto all’inizio della pandemia, le priorità del Governo erano comprensibilmente altre. Una volta fronteggiata e contenuta l’emergenza sanitaria l’esecutivo ha dato risposte concrete alle nostre richieste. Lo confermano i risultati contenuti dalla Figc per il mondo del calcio nel suo complesso all’interno del decreto Rilancio».
Il cittadino si domanda: perché il calcio si è la scuola no?
«È una domanda da rivolgere ad altri. Sono il presidente della Figc e come tale opero nell’interesse del calcio, di sicuro il livello di rischio potenziale in una scuola è maggiore di quello in uno stadio vuoto o parzialmente aperto».
La classifica con algoritmo fa paura a tutti. Si passerà alla litigiosità digitale.
«E stato sollevato un polverone senza fare una domanda sul contenuto, per partito preso. Non c’è nulla di alchemico né tantomeno di digitale: ho spiegato al presidente della Lega, Paolo Dal Pino, che è la formula più equa possibile qualora dovessimo malauguratamente stilare le graduatorie in caso di un nuovo stop».