IL MESSAGGERO – MARANI – Prima l’assalto con le spranghe al bar di Casal Bertone gestito dal capo ultras a opera di pezzi grossi del tifo laziale, poi due giorni dopo, l’aggressione subita al derby del 2 marzo nella parte bassa della Curva per mano dei fratelli-coltelli giallorossi: sarà un caso ma la discreta egemonia conquistata nell’ultimo periodo dal Gruppo Roma sugli spalti della Sud all’Olimpico pare attirare gli strali di una parte e dell’altra. Motivo ufficiale? Uno striscione non condiviso e spiato prima del match, poi una coreografia non gradita.
FUORI DAL CORO – Ma il sospetto è che dietro alla guerra per la conquista della Curva romanista ci sia ben altro. A partire dall’esclusiva su tutta una serie di interessi, più o meno puliti, che gira attorno al mondo del tifo, dal business del controllo del merchandising e delle trasferte, a chissà quale altro. Un po’ come avviene nella Nord Laziale dove nulla si muove senza il vaglio di Diabolik & Co. I Roma, in questo contesto, potrebbero rappresentare una nota stonata, e per questo da colpire.
Anche nella faida giallorossa, dunque, si sono mossi pezzi da novanta, alcuni dei quali finiti nell’informativa depositata dalla Digos in Procura e che ieri ha portato alla denuncia per violenza privata e minacce – e ad altrettanti daspo dai 4 ai 5 anni – di dodici tifosi romanisti, otto appartenenti ai Fedayn e quattro ai Magliana, tutti protagonisti del raid a suon di calci, spinte e pugni, armati di cinte e aste, coi volti travisati, ai Roma prima e dopo il derby. Una guerriglia ripresa in diretta tv a dieci minuti dal calcio di inizio, e proseguita anche dopo nei corridoi interni, quando un tifoso dei Roma è stato aggredito e schiaffeggiato.
BRAVI RAGAZZI – Tra i daspati – tutti con precedenti che vanno dallo spaccio alle rapine – spicca Massimiliano Diaferio, classe 1970, meglio conosciuto come Macario, che negli anni 90 a capo di quella che allora veniva chiamata la brigata tafferugli, si distinse per avere accoltellato un carabiniere sugli spalti di Verona. Nato e cresciuto a Est di Roma, al Quadraro, e oggi leader indiscusso dei Fedayn, vanta nel suo excursus anche un passato da sorvegliato speciale. Insieme a lui saranno sottoposti anche all’obbligo di firma, un altro Fedayn e due esponenti di punta del Magliana, padre e figlio. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, proprio i Fedayn, spalleggiati dai Magliana, avrebbero scatenato la rissa al derby. La reazione dei Roma sarebbe arrivata, invece, il 31 marzo, quando i due gruppi si affrontarono a sprangate e cintate davanti a un pub feudo dei Fedayn a Centocelle. Su tutto l’ombra di interessi criminali da affermare dietro l’alibi del tifo.