18 Mag 2019In Rassegna stampa5 Minuti

I tifosi sotto la sede: Pallotta nel mirino

GAZZETTA DELLO SPORT – PUGLIESE – Due ore o giù di lì. Tra cori, striscioni, fumogeni e bandiere. Con un unico comun denominatore, manifestare il proprio dissenso in maniera netta nei confronti della dirigenza della Roma. Una contestazione organizzata giovedì pomeriggio dalla parte calda della tifoseria giallorossa, sulla scia della vicenda-De Rossi, e che ha portato sotto la nuova sede della Roma (in zona Eur) circa un migliaio di persone, forse qualcosa in più. Una manifestazione che è scivolata via senza alcun problema di ordine pubblico, forte nei contenuti ma corretta nella forma. Nonostante la Roma abbia giustamente allertato la polizia, presente in stato anti-sommossa. Ma non c’è mai stato bisogno di intervenire,con i tifosi che hanno fatto presente a chiare note come la pensino. Con un piccolo errore nel timing, perché a quell’ora i dirigenti della Roma erano già in viaggio per la stazione Termini, dove poco dopo sarebbero partiti alla volta di Reggio Emilia.

La rabbia

La contestazione è iniziata verso le ore 15 e, appunto, è andata avanti per quasi due ore. Presi di mira dagli ultrà soprattutto il presidente James Pallotta e il vicepresidente esecutivo Mauro Baldissoni, invitati entrambi a lasciare immediatamente la guida della società. Ma tanti cori di scherno (eufemismo, ndr) sono stati dedicati anche a Franco Baldini (consulente personale di Pallotta) e un paio a Guido Fienga, nuovo Ceo giallorosso. Insomma, ci è andata di mezzo un po’ tutta la dirigenza, i tifosi non hanno risparmiato nessuno in tal senso. Alternando i cori «contro» a slogan di amore e affetto per Daniele De Rossi. Perché la rabbia della tifoseria romanista è esplosa proprio sulla scia della comunicazione del mancato rinnovo del contratto al capitano giallorosso. Forse più per la forma che per la sostanza, anche se per qualcuno restano valide entrambi. Poi alcuni striscioni, tra cui i primi «Pallotta-Roma mai stati uniti», «DDR è la Roma», «Le bandiere non si ammainano, si difendono e si onorano. Dirigenza di cialtroni senza rispetto», «L’As Roma appartiene a noi», «Stemma, barriere e simboli di Roma. La vostra azienda deve finire ora» e «L’As Roma è la nostra leggenda… solo gli indegni la chiamano azienda».

Lo stadio

E tra i vari striscioni ce n’era uno fisso, proprio con lo sguardo rivolto alle finestre della sede: «No allo stadio», accompagnato spesso da cori contrari alla costruzione del nuovo impianto di Tor di Valle. Questo perché nella tifoseria romanista si è oramai consolidata l’idea che Pallotta sia a Roma solo per un interesse economico legato proprio al nuovo stadio. E, quindi, viene da sé l’equazione no stadio-no Pallotta. Come dire, è un modo per mandare via il presidente il prima possibile, anche se forse – in caso – è vero soprattutto il contrario. E, cioè, che se Pallotta un giorno deciderà davvero di vendere la Roma è più facile che succeda con l’okay in mano per lo stadio che non senza.

L’amico

In tutto questo, tra l’altro, ieri ha parlato anche Aleksandar Kolarov, uno dei più vicini a Daniele De Rossi nell’attuale organico giallorosso. E il terzino serbo per l’amico ha riservato solo dolci parole. A tratti anche molto intense: «Io ho vissuto tante cose nella mia carriera, ma uno così legato alla sua squadra come lui non l’ho mai visto. Daniele sperava di finire la sua carriera qui a Roma, questo lo sanno tutti. Poi è andata come è andata, la società ha deciso in modo diverso. Ma credo che tra 3-4 mesi, quando inizierà l’anno nuovo, un po’ tutti si renderanno conto di ciò che è ed è stato Daniele De Rossi per la Roma». Intanto, però, oggi c’è da battere il Sassuolo…