Il calcio pronto a ripartire. Ma solo al centro-sud
IL TEMPO – CICCIARELLI – Ripartire dal meridione. Il nord Italia resta l’area più colpita dal contagio del coronavirus e allora il pallone valuta sempre più l’idea di giocare al di sotto della linea del Rubicone. «E giusto differenziare le aree per livello di rischio – ha ribadito anche Walter Ricciardi, rappresentante dell’Oms e consigliere del ministero della Salute oltre che componente della commissione medica federale – e stiamo proponendo di giocare al centro-sud, non ha senso vietare attività dove ci sono 0 casi. Maggio è ancora un mese a rischio, specialmente in alcune regioni, suggeriremo di avere provvedimenti diversi a seconda delle aree geografiche». Una prospettiva che non scalda i cuori di tutti i club. «Snatura il torneo – spiega il presidente del Lecce Sticchi Damiani – e non è risolutiva».
Sull’idea di riprendere, il presidente del Livorno Spinelli è perentorio: «Lotito deve smettere di rompere i c… a tutti. A Roma hanno una situazione diversa dalla Lombardia. Ci sono giocatori che hanno contratto il coronavirus e prima che si riprendano non bastano 2-3 mesi». Un punto di vista opposto rispetto alle intenzioni del presidente della Figc Gravina: «Chi invoca l’annullamento dei campionati – ha spiegato a Rai Radio 1 il presidente federale – non vuole bene né al calcio né agli italiani, terrò duro fino alla fine». Oggi la Federcalcio presenterà al Ministro dello Sport Spadafora e al Ministro della Salute Speranza il protocollo per rimettere in moto il pallone dal 4 maggio con i primi allenamenti: squadre «rinchiuse» per le prime tre settimane e partite alla fine di maggio o a inizio giugno.