21 Mar 2019In Rassegna stampa3 Minuti

Il via nel 2012. E sono giá stati spesi 75 milioni

GAZZETTA DELLO SPORT – CECCHINI – Sono passati 2.606 giorni da quando la speranza è lievitata davvero. Era il 29 gennaio 2012 quando, cominciando l’esame di circa 80 aree, la ROMA ha cominciato a lavorare per dotarsi di uno stadio di proprietà, materializzando quello che era stato il sogno prima di Dino Viola (1987: zona Magliana) e poi della famiglia Sensi (2009: zona Massimina). Con Pallotta mai tutto è parso così vicino. D’altronde la Tor di Valle Spa, la «newco» creata per portare avanti l’opera, solo per la fase progettuale ha speso circa 75 milioni, senza contare che lo stesso Pallotta ha rilevato dalla Eurnova di Parnasi i terreni su cui sorgeranno le strutture per circa 100 milioni, anche se una clausola gli consentirebbe di uscire dall’accordo qualora l’affare dovesse saltare. E non può consolare neppure che il club, incassato l’o.k. della Conferenza dei Servizi, possa potenzialmente fare causa al Comune per un miliardo, costringendolo a mettere a riserva (pur pluriennale) almeno 300 milioni. Quanto basta per disastrare il bilancio.

SVILUPPO Tra l’altro, prima che la giunta Raggi modificasse il primo progetto (con relativi ritardi), la benedizione al nuovo Colosseo, che potrà ospitare 52.500 spettatori, viene da ancora più lontano, cioè dagli ex sindaci Alemanno e (soprattutto) Marino, che nel dicembre 2014 fece approvare la «pubblica utilità» dell’opera. E il motivo è chiaro: un miliardo di euro d’investimenti, con un impiego di 3500 persone per la realizzazione e circa 5.000 a regime. Comprensibile, perciò, che la ROMA voglia accelerare, anche perché da tempo sta cercando di vendere i «naming rights» dell’impianto, senza contare che – oltre al botteghino – anche una parte consistente degli introiti collaterali (ristoranti, shop) andranno nelle casse del club. Il punto debole, ovvio, è la tempistica. Marino predisse l’inaugurazione nel 2017, mentre Pallotta l’anno successivo disse: «Se non apre entro il 2021 mi sparo». Morale: ora il club sarebbe felice di giocarvi nel 2023. A ROMA evidentemente, quando si costruisce, il tempo corre più che altrove.