IL TEMPO – AUSTINI – Quarantena As Roma, day 9. L’ultimo allenamento dei giallorossi risale alla surreale vigilia di una partita che non si è mai giocata: l’11 marzo la squadra è scesa in campo a Trigoria senza sapere se poi sarebbe partita per Sivglia. La gara non si è fatta e da allora la Roma, come il resto del calcio, è si è fermato. Ed è rimasta a casa, Fonseca compreso. Il club ha consegnato via chat ai giocatori una guida da seguire, una sorta di memorandum sulla vita quotidiana (non invitare nessuno, evitare assembramenti, lavarsi spesso le mani etc.), indicazioni sull’alimentazione (meno calorie giornaliere, divieto di cibo spazzatura) e sugli allenamenti, con tanto di alimenti, cyclette e tappetini professionali recapitati nelle case dei calciatori. Per gli infortunati ci sono inoltre le sedute di recupero da seguire in video-collegamento con i fisioterapisti. Una data perla ripresa degli allenamenti non c’è, nonostante nessun caso di contagio da coronavirus sia segnalato a Trigoria. A raccontare questi giorni particolari ci ha pensato Kolarov, lanciando un allarme: come si farà a riprendere a giocare? «Non so come si possa ricominciare a maggio e finire entro il 30 giugno – spiega il difensore – lo spero, ma non sono ottimista. Considerando l’Europa League, dovremmo giocare 17 o 18 partite in due mesi. Fisicamente lo sopporteremo in qualche modo, ma vista la situazione in Italia non so come possa succedere. Grazie a Dio nessuno della Roma ha il virus ma, se iniziassimo ad allenarci, probabilmente accadrebbe. Ho degli allenamenti privati che faccio e posso correre nel giardino, altri vivono in appartamenti e non possono: è molto difficile mantenere la forma richiesta per il calcio». Uno spunto in più per chi in questi giorni abbozza calendari basati sul nulla: ad oggi, è tutto inutile. E sul come e quando ricominciare, è il caso di ragionare bene.