IL TEMPO – CARMELLINI – La Capitale s’è desta: almeno dal punto di vista calcistico aspettando che l’amministrazione capitolina riconsegni alla città il lustro che merita. Intanto i romani si devono accontentare del calcio, oppio dei popoli, to-nato a brillare come non succedeva da tempo su entrambe le sponde del biondoflume. La Città Eterna viaggia a quota 58 facendo il cumulo dei punti delle sue due squadre, staccando la rivale di sempre Milano che, nonostante abbia l’Inter in testa, si ritrova seconda con 54 punti avanti di una lunghezza su Torino terza a quota 53. E c’è sempre Roma dietro alle due prime della classe che si danno battaglia lassù in quello che al momento (ma forse non ancora per molto) resta ancora un altro campionato: quello tra l’Inter di Conte che ha appena sorpassato la Juve di Sarri. Ma la sorpresa e subito lì dietro si chiama Lazio, partita a fare spenti, capace di sfruttare alla grande il doppio colpo del mercato estivo: 1) aver trattenuto a Roma il genio di Milinkovic; 2) essere tra le big la squadra che ha cambiato meno. Forte della struttura dello scorso anno, fatta salva qualche piccola correzione di rigore, Inzaghi ha iniziato a martellare e si ritrova giustamente terzo in classifica da solo a sei lunghezze dalla Juventus seconda. Deve molto di questo alla vena straordinaria di un Immobile tornato quel killer micidiale che aveva entusiasmato in passato: diciassette gol in quattordici partite non si fanno a caso. Serve un bomber di primo livello, ma anche una squadra alla sua altezza, in grado di supportarlo e metterlo in condizione di andare a rete. Il capocannoniere della serie A si è alternato tra Lazio e nazionale lasciando sempre il segno.
Sulla sponda giallorossa del Tevere c’è invece bello grosso il sigillo di Fonseca. Il tecnico portoghese è stato in grado di prendere al volo una situazione che sembrava ormai disperata in coda alla gestione Di Francesco e riportare la Roma a livelli più consoni per il suo tasso tecnico: che era e resta elevatissimo. Ha lavorato con calma, ricostruendo mattone su mattone quel castello di gioco e testa raso al suolo dalla gestione precedente. Ha cambiato il modulo, gli uomini e dovuto anche far fronte a un’emergenza pazzesca, ma si è fortificato nelle difficoltà diventando di fatto il vero leader di questa squadra ritrovata. E i grandi risultati si sotto visti soprattutto per quanto riguarda la testa: la squadra è tornata solida, un gruppo che non molla mai capace di reagire alle difficoltà delle partite. Insomma ha gettato le basi di quella che sarà la Roma del futuro, dando anche spazio a dei giovani talenti fin troppo trascurati in passato. Ora decide lui, non guarda in faccia nessuno (Florenzi docet) e finché vince ha ragione. Il quarto posto è meritato, anzi a sentir lui va anche stretto a questa squadra che vuole giocare la Champions del prossimo anno.
Per farlo troverà sicuramente sul-a sua strada una Lazio altrettanto agguerrita per quello che finalmente potrà tornare ad essere un derby d’alta classifica e non solo la classica stracittadina che conta a mala pena per lo sfottò di quartiere. Ma siccome la vita è fatta di esami, già questa settimana per le due romane arriveranno quelli veri perché dovranno fare i conti proprio con le prime della classe: venerdì la Roma a San Siro contro l’Inter capolista e poi sabato sera la Lazio all’Olimpico ospiterà la Juve. Lazio e Roma sono pronte per il definitivo salto di qualità: da qui in avanti è vietato sbagliare.