27 Mar 2019In Rassegna stampa3 Minuti

La non risposta della Sindaca, dire «Sì» adesso non è conveniente

GAZZETTA DELLO SPORT – CATAPANO – Siamo onesti: l’unica preoccupazione che governa questa vicenda non è l’utilità pubblica dell’opera – che altrimenti l’arresto dell’ex presidente del Consiglio comunale avrebbe dovuto rimettere pesantemente in discussione –, ma la convenienza politica che autorizzarla o meno garantisce.

GIRAVOLTA Alla fine del 2014, il dossier Tor di Valle ottenne dalla maggioranza Marino il bollino di interesse pubblico con il fiero e sdegnato «no» dei quattro consiglieri d’opposizione del M5S, De Vito, Frongia, Raggi e Stefàno. «È una speculazione, in quell’area non si può fare», denunciarono. Due anni fa, la Giunta Raggi soffiava sul progetto riveduto e corretto – tre torri e qualche opera pubblica in meno lo avevano reso improvvisamente digeribile – perché ottenesse rapidamente un nuovo ok dall’Assemblea capitolina, il costruttore Parnasi era assurto a nobile mecenate con cui scendere a patti, gli ortodossi grillini venivano messi o tacere o in qualche caso espulsi. L’hashtag di tendenza era diventato #lostadiosifa. Era cambiato il contesto, d’altronde: il M5S era al governo, aveva già detto di no alle Olimpiadi e alla Metro C, ed era già esploso il bubbone Marra. Dire di no anche allo stadio della Roma, poteva risultare politicamente sconveniente. Oggi – è fin troppo facile comprenderlo –, l’imbarazzo sta nel farlo andare avanti. Il consulente Lanzalone a processo per corruzione, il presidente del Consiglio comunale De Vito in carcere e il fedelissimo Frongia indagato. Intercettazioni che potrebbero inguaiare qualcun altro. Mentre la città collassa quotidianamente tra montagne di rifiuti, buche sempre più grandi e trasporti sempre meno efficienti. Quanto basta per indebolire la sindaca e riaccendere il fuoco amico, dalla Lombardi alla Ruocco; per immobilizzare i funzionari e terrorizzare i consiglieri che dovrebbero votare variante e convenzione urbanistiche. Ma chi si prende questa responsabilità, oltretutto con le Europee all’orizzonte, mentre a Palazzo Chigi sul tema è calato un silenzio raggelante? Perfino la Raggi, qualche sera fa in tv, è apparsa per la prima volta titubante, incapace di rispondere ad una domanda che evidentemente semplice non è più: lo stadio si farà? Come la rivoluzione in quella canzone di Gaber: oggi, no. Domani, forse. Ma dopodomani, sicuramente.