La Roma compra i terreni dello stadio: affare da 100 milioni
IL TEMPO – MAGLIARO – Manca solo la carta regalo e il fiocco rosso, poi James Pallotta, presidente della Roma, sarà proprietario anche dei terreni di Tor di Valle e subentrerà a Eurnovanelle quote sul progetto Stadio. Per Radio Trigoria la cifra oscillerebbe attorno ai 100 milioni e la firma sarebbe attesa entro pochissimi giorni, difficilmente oltre fine mese. L’acquisto da parte di Pallotta delle quote di Eurnova del progetto e dei terreni, di fatto, chiude uno dei buchi ancora aperti nella complessa trattativa con il Campidoglio che ha fatto chiaramente intendere di non voler sottoscrivere la convenzione urbanistica (il contratto) in presenza di pendenze economiche.
IN ATTESA DEL POLITECNICO La notizia del passaggio da Eurnova a Pallotta gira oramai da qualche settimana e il “closing“, atteso già da dicembre, è slittato fino a febbraio per attendere l’esito politico della relazione del Politecnico di Torino. Relazione che rimane comunque il grande tema politico che anima i corridoi del Campidoglio. Più di qualche consigliere comunale 5Stelle è tutt’altro che soddisfatto del testo e di come la Raggi e il suo entourage hanno gestito la pratica.
ROMA-TORINO Per sostanziare l’idea che la relazione preliminare dell’Ateneo – quella che descriveva come «catastrofico» il traffico in occasione di una partita serale infrasettimanale – fosse basata su dati incompleti, dal Campidoglio hanno spedito in tutta fretta all’Ateneo piemontese un lungo documento, 44 pagine che riepiloga la visione del futuro della mobilità cittadina in salsa 5Stelle.
LA MOBILITÀ DEL FUTURO Le 44 pagine di Roma Servizi per la Mobilità sono, di fatto, la base del Piano Urbano per la Mobilità sostenibile (Pums), vale a dire il “piano strategico” della Raggi«che orienta la mobilità in senso sostenibile» sul «breve/medio periodo (5/10 anni)» e che «punta sul trasporto pubblico e sulla mobilità muscolare». Nel futuro “Pums” vengono elencati una serie di interventi selezionati in base alla «priorità» e alle «risorse disponibili».
GLI INTERVENTI PRINCIPALI La lista della spesa si apre con l’adeguamento delle due metro, A e B, unica opera effettivamente finanziata dal Governo (Gentiloni) con 425 milioni di euro. A seguire, trova spazio il prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero, punto numero 2 nell’elenco, il cui estensore evidentemente non ha parlato con l’asse-sore alla Mobilità Linda Meleo, la quale, appena due giorni fa, ha etichettato come «irrecuperabile» il progetto a seguito dei contenziosi nati con il consorzio che la gara se l’era già aggiudicata. Medaglia di bronzo per la metro C che deve arrivare fino a Colosseo e, nel frattempo, si fa la rivisitazione del progetto della tratta successiva fino a piazzale Clodio. A seguire c’è l’ammodernamento della Roma-Giardinetti poi la connessione fra la metro A ad Anagnina, la C, il Policlinico e l’Università di Tor Vergata: un progetto dell’era Veltroni, rivisitato da Alemanno e, dall’epoca, rimasto chiuso nel cassetto. Ben 6 linee di tram, poi, occupano le posizioni successive: Verano-Stazione Tiburtina; quello sulla Togliatti da Ponte Mammolo a Subaugusta; poi quello da Subaugustaa Stazione Trastevere passante per viale Marconi; quindi Parco della Musica-Risorgimento; Risorgimento-Termini; Esquilino-Fori Imperiali. Seguono i filobus: Ponte Mammolo-Policlinico Sant’Andrea, Eur Fermi/Tor de’ Cenci prolungato a Ostia; Tor Pagnotta 2 fino al Campus Biomedico; Rebibbia-Polo tecnologico; elettrificazione del tratto del 90 Express da Porta Pia a Termini. Quasi in coda, posizioni 17, 18 e 19, troviamo il gran cavallo di battaglia dei grillini romani: le tre funivie, quella che deve sostituire la metro B1 da Jonio a Bufalotta, poi da Mattia Battistini a Casalotti e, infine, quella della Magliana. Ultimo un generico «aumento dell’intermodalità». C’è spazio anche per le opere di altri Enti: spiccano le fermate sulla Roma Lidoe il capolinea di Piazzale Flaminio, cantieri finanziati dalla Regione e fermi per il caso interno all’Atac, stazione appaltante.
MA I SOLDI CI SONO? Il vero nodo di tutto questo piano, al netto delle sue imprecisioni e sviste, è però l’assoluta mancanza di certezze sui tempi e sui fondi. Il Campidoglio deve ancora finire di scriverlo, poi va approvato, predispone le schede sui singoli interventi, portato al Ministero delle Infrastrutture (entro agosto) che poi dovrà decidere se e cosa finanziare, quanto e come. Una incertezza che pesa come un macigno e fa di questo Piano, al massimo, un bel libro dei sogni.