GAZZETTA DELLO SPORT – PUGLIESE – Fosse per lui giocherebbe di fatto sempre contro il Chievo. Perché gli porta fortuna, perché alcune delle sue giornata più belle le ha vissute proprio contro la squadra veneta e perché la formazione di Mimmo Di Carlo è la sua vittima preferita: fino ad oggi 6 gol (e due assist) in 12 sfide personali. Tra l’altro, senza mai una sconfitta, con dieci vittorie e due pareggi in cascina. Insomma, se Stephan El Shaarawy non vede l’ora che arrivi la partita di domani sera c’è anche da capirlo. Perché viene dalla gara a singhiozzo giocata contro il Milan e perché la Roma al Bentegodi di Verona andrà a caccia di tre punti-chiave nella corsa verso la prossima Champions League. E lui, in tal senso, ci vuole mettere su un bel marchio a fuoco. Quello del Faraone.
IL PERCORSO La prima volta che i destini di El Shaarawy e del Chievo si sono incrociati risale addirittura ad oltre dieci anni fa, esattamente il 21 dicembre 2008. El Shaarawy era un ragazzino che si stava affacciando in prima squadra con il Genoa e quel giorno entrò a sette minuti dalla fine, sostituendo il serbo Bosko Jankovic. Poi il Chievo lo ha affrontato anche con il Milan, quando gli ha segnato il primo gol in carriera (3 novembre 2012, 5-1 per i rossoneri a San Siro). Ma è con la Roma che in realtà Stephan ha spiccato il volo contro i gialloblù, segnando altre 5 reti (in sei partite): la prima è datata 22 dicembre 2016 (vittoria per 3-1 all’Olimpico), l’ultima è invece arrivata nella sfida del girone d’andata, quando il Faraone ha aperto le danze in una partita che poi si è rivelata un’autentica beffa per i giallorossi (da 2-0 a 2-2, con superparata finale di Olsen su Giaccherini a «congelare» il pareggio ed evitare un k.o. che sarebbe stato clamoroso).
GOLEADOR El Shaarawy, dunque, domani tornerà a giostrare da titolare a sinistra, lui che finora è anche il capocannoniere stagionale della Roma in campionato con 7 reti (in 14 partite, con una media di 0,5 a partita). Ne dovesse arrivare un’altra, magari proprio a Verona, Stephan eguaglierebbe in largo anticipo il suo record di reti in campionato con la Roma: 8, segnate nei primi sei mesi in giallorosso (quelli dal gennaio al giugno 2016) e nella stagione successiva, la 2016/17. Di Francesco ha bisogno della sua freschezza per cercare di scardinare il presunto fortino difensivo che allestirà Di Carlo. Che, tra l’altro, è l’allenatore che in carriera è riuscito a battere due sole volte la Roma in 11 confronti diretti da allenatore, ma sono due volte che per la Roma sono state sanguinanti: il 2-1 con la Sampdoria del 2011, quello che acuì la crisi di Claudio Ranieri (che si dimise da lì ad un mese) e il 4-2 ai calci di rigore con cui lo Spezia eliminò la Roma agli ottavi di finale di Coppa Italia, nel 2015.
L’UTILITà Insomma, la Roma ha bisogno di El Shaarawy in questo momento. Perché tra gli attaccanti è l’unico che sembra avere una certa confidenza con il gol e perché tra gli esterni è quello che garantisce maggiori coperture difensive. È vero, con il Chievo gli spazi davanti da attaccare saranno esigui, ma la sua capacità di ripiegare può essere molto utile. Perché il piano partita del Chievo sarà presumibilmente quello: difesa e ripartenze, cercando di sfruttare gli eventuali sbilanciamenti difensivi della Roma. Perché la Roma ha bisogno dei tre punti e cercherà di attaccare fin dall’inizio. Ed allora uno come El Shaarawy, che fa gol ma sa anche difendere, può essere utilissimo. Soprattutto contro il Chevo, la sua vittima prediletta…