LA REPUBBLICA – VINCENZI – Marcello De Vito ha rinunciato all’udienza davanti al tribunale del Riesame. La sua richiesta doveva essere valutata oggi, ma per problemi di decorrenza di tempi, era stata anticipata a ieri. Però, a sorpresa, i suoi avvocati hanno deciso di evitare una pronuncia. Una scelta processuale che a una prima lettura può apparire strana: De Vito aveva incassato una ventina di giorni fa una sentenza in cui la Cassazione criticava duramente l’ordinanza di custodia cautelare del gip, poi avallata dal Riesame. E per l’ex presidente del Consiglio Comunale accusato di corruzione questa nuova prova davanti ai giudici della Libertà poteva trasformarsi in un altro successo. Ma i suoi legali, Angelo Di Lorenzo e Guido Cardinali, hanno deciso la via della cautela e hanno valutato che, proprio alla luce delle motivazioni del Palazzaccio, fosse meglio non ripassare, un’altra volta, per il Riesame. Mettendo a rischio quel risultato positivo. E i motivi sono diversi: innanzitutto, lasciare che l’ultima decisione sia a loro favore, qualche che sia il prossimo passo. Per di più, con il cambio di data (dal 10 al 9 settembre), il giudice relatore sarebbe stato lo stesso della prima volta. Tanto che gli avvocati hanno parlato di «disattesa opportunità che il nuovo Riesame fosse assegnato a un giudice relatore diverso da quello che è stato cassato dalla Suprema Corte».
Insomma, ad esporre la vicenda sarebbe stata la stessa toga che già una volta aveva ritenuto giusto il carcere per l’ex numero uno del Consiglio. Infine, elemento non da poco, tra 10 giorni esatti, il 20 settembre, scadono i termini per la custodia cautelare. Il che vuole dire che De Vito sarà comunque libero (ora e ai domiciliari). Anche di riprendersi sulla sua poltrona in aula Giulio Cesare: più volte in questi mesi, professandosi innocente, ha ribadito la volontà di tornare a sedersi al suo scranno. E quindi tanto vale prendere per buona la sentenza della Cassazione e non rischiare un’altra sentenza, magari non favorevole. I suoi legali hanno deciso di incassare il successo e aspettare che passino questi 10 giorni. D’altronde, i giudici del Palazzaccio avevano fatto a pezzi l’ordinanza che, il 20 marzo, aveva portato in carcere per corruzione mister preferenze e it suo ex socio, l’avvocato Camillo Mezzacapo (anche lui ieri ha rinunciato al Riesame): basata su «congetture», avevano scritto, e su «enunciati contradditori». Non solo. Per gli ermellini non c’erano «dati indiziari» sufficientemente motivati dal gip e poi dal Riesame per sostenere che i due facessero parte del «gruppo criminale» guidato dall’imprenditore Luca Parnasi, come invece sostenuto dall’accusa. La procura, peraltro, come in una partita a scacchi, avrebbe potuto depositare altre cose. E il rischio era che la posizione di De Vito si aggravasse. Meglio non rischiare.