IL TEMPO – SONNINO – Non solo jet privati e vacanze di lusso. La vita di un calciatore, raccontata dalla sua compagna, rivela anche momenti meno patinati. Chiara Picone, moglie del fantasista della Roma Javier Pastore, ne ha parlato in un’intervista per il programma «In Voga» in onda su DonnaTv, di cui diamo un’anticipazione.
Chiara, fare la moglie di un calciatore è diventato un lavoro?
«No, perché prima di tutto lo facciamo con amore. È una vita sotto i riflettori, tanti vedono solamente gli aspetti migliori: viaggi, vacanze, aerei privati. Possiamo comprare quello che vogliamo, ma non è tutto qui: siamo accanto a delle persone che ricevono una pressione fortissima; tutto quello che fanno è esposto, criticato, spesso con falsità. A prescindere da Javier Pastore, per me lui è Flaco – lo chiamo così – è il ragazzo semplice con cui sono cresciuta e con cui condivido tutto».
Finalmente anche a Roma le cose vanno bene.
«Si, ora sì. Ha trovato di nuovo un equilibrio con i tifosi, ma è stata dura. A volte capita di avere screzi con l’allenatore, di non sentirti apprezzato e un giocatore non è solo fisicità, è anche testa e, se non sei forte mentalmente, ne risenti in campo».
Ci fa un esempio?
«I giocatori si perdono momenti di vita importanti e i tifosi questo non lo sanno. Abbiamo avuto una brutta esperienza con il nostro bambino più piccolo, è stato ricoverato tanto tempo in rianimazione appena nato. Javier andava comunque a giocare e dava il massimo, ma solo noi che siamo accanto a questi ragazzi sappiamo che cosa hanno davvero dentro e quindi, alcune volte, ci arrabbiamo al posto loro».
Per questo si è sentita ferita dalle critiche della passata stagione?
«Sono state pesanti. Però noi siamo una squadra, siamo andati avanti. Ora siamo felicissimi a Roma».
Quest’anno poi sembra che la squadra sia più affiatata.
«SÌ, c’è un bel gruppo, stanno bene insieme, in campo e fuori».
E tra voi donne? Esiste una «Roma delle mogli»?
«Sì, abbiamo un gruppo whatsapp. Organizziamo cene, tra noi o con i mariti e poi i compleanni dei bimbi… Siamo tutti lontani da casa, qui la nostra famiglia sono i compagni di squadra».
Che rapporto ha con i social?
«Non do molto peso, spesso la gente aggredisce solo per frustrazione. Non ti conosce, eppure insulta la tua famiglia e questo fa male. Io sono istintiva e vorrei rispondere, ma se sei esposto, devi essere pronto a sopportare».
Qualcosa che invece le pesa davvero?
«Il ritiro estivo è il momento più pesante dell’anno. Quando Flaco non c’è, a me manca tanto. Ma anche i ritiri sono importanti: lo stare lontano ci permette di capire quanto ci amiamo».
E quando è a casa, com’è?
«E un papà molto presente, mi aiuta molto. Con il piccolo è migliorato tantissimo, cambia anche i pannolini e, quando io non ci sono, fa il mammo».
Il sacrificio che le è costato di più?
«Lasciare casa: a 19 anni sono andata via da Palermo per seguirlo a Parigi e non mi pento. È stata casa nostra per sette anni, ma quando lo ha chiamato la Roma, non ci abbiamo pensato un attimo: come fai a dire “no” a Roma».
E se arrivasse una nuova offerta dall’estero?
«E una cosa di cui parliamo, nella vita non si sa mai: penso che dipenda da dove sia il trasferimento, ma io e i bambini rimarremmo qui comunque per il benessere della famiglia».
Ha letto dei furti subiti dalle mogli dei giocatori del Napoli?
«Penso che se stai nel tuo con discrezione, non ti succede nulla. Non critico chi va a fare la spesa con un orologio di valore, ma io non lo farei mai».
L’allenatore dell’Inter ha dettato ai suoi un vademecum sulla vita sessuale: tempi ridotti, posizione passiva e fedeltà.
«Sul consiglio di non andare a letto con altre siamo d’accordo… magari alcuni sciupano tante energie. Ma poi ogni giocatore sa cosa non deve fare sotto le lenzuola».
A casa in che lingua parlate?
«Con i bambini ognuno parla la sua lingua. Tra noi, quattro parole in italiano, tre in spagnolo: uno spettacolo, avevo anche pensato di farne una sitcom. Poi nelle litigate a me esce anche il siciliano».
A tavola chi vince?
«Lui è amante della pasta, quindi un primo italiano e, per secondo, un piatto argentino».
La sua squadra del cuore?
«Il Palermo. Ma io tifo solo Flaco qualsiasi maglia indossi».
Se suo figlio volesse fare il calciatore?
«Ci penso, anche perché ha un sinistro incredibile. Va a scuola solo con la maglietta della Roma, ha il pigiama della Roma… I figli si appoggiano. Se vuole fare il calciatore io continuerò a essere sugli spalti a fare il tifo, tanto ho già esperienza».