CORRIERE DELLA SERA – La nuova povertà del calcio e le conseguenze sul mercato non sono un problema che possa risolvere l’Italia da sola. Conta pochissimo che Federcalcio, Lega e Assocalciatori si riuniscano. Nessuno di loro rappresenta davvero i calciatori, quelli che devono accettare davvero il taglio. Non c’è dubbio quindi che anche i calciatori abbiano voglia di essere responsabili della trattativa, anche se, così com’è, non c’è una trattativa possibile. Perché il popolo dei calciatori è vasto e complesso ed ecco allora che viene l’idea di un taglio degli ingaggi sulla base di una specie di scala fiscale: più basso è l’ingaggio, meno forte è il taglio. Inutile dire che sarebbe comunque una sollevazione da parte di molti. Esiste poco anche la categoria dei presidenti, con interessi troppo diversi. Comunque vada, il problema è comune e deve portare a parametri comuni. Il tetto agli ingaggi, la qualità dei tagli, devono essere concordati a livello europeo. Altrimenti non avranno effetti e ogni società sarebbe sottoposta al ricatto dell’altra.