“Norme anti-barbari”. Raggi incalza Salvini su ultrà e turisti cafoni
LA REPUBBLICA – D’ALBERGO – Ognuno prepara il derby a modo proprio. I tifosi di Roma e Lazio stanno già sfoderando le bandiere. La sindaca Virginia Raggi è invece costretta a incrociare le dita: la stracittadina in versione notturna preoccupa per la tenuta dell’ordine pubblico. Per questo è meglio prevenire che curare, sedare possibili polemiche sul nascere. Come? Ieri la prima cittadina ha scritto a Matteo Salvini, vicepremier leghista del governo gialloverde e ministro dell’Interno, per chiedere una stretta sulla sicurezza: «Il Viminale aiuti la capitale per contenere i vandalismi dei turisti incivili e degli hooligan». Va messo un freno alle scorribande dei tifosi — stranieri e non — che rivoltano puntualmente la città in occasione delle serate di coppa ed entro Euro 2020, quando l’Olimpico ospiterà il match inaugurale. Immediata la risposta del ministro: «Sono pronto e disponibile ad approfondire i temi sollevati dalla sindaca Virginia Raggi, che spero di incontrare presto». Assieme all’invito, tanto per mettere le cose in chiaro, dal ministero ricordano che «l’attenzione per Roma è alta». Nella capitale sono arrivati 500 mila euro nel 2018 sul dossier sicurezza e ne arriveranno 9 milioni per il biennio 2019-2020. Inoltre, pochi giorni fa, è stato disposto l’arrivo di 39 militari in più da inserire nei turni dell’operazione Strade sicure. Quando Raggi e Salvini si ritroveranno in Viminale, la sindaca arriverà preparata. Il dossier capitolino sui disastri causati dal tifo organizzato è lungo e articolato. Si parte dai danni subiti dalla Barcaccia quando il centro venne preso d’assalto dai barbari del Feyenoord. Era il 19 febbraio 2015 e a guidare il Campidoglio era Ignazio Marino. Ma da quel momento in poi poco è cambiato. Certo, fortunatamente all’appello mancano altri blitz eclatanti come quelli degli ultrà olandesi ai danni dei monumenti. Ma l’inquilina di palazzo Senatorio è comunque scontenta. Non dimentica le vecchierisse di Campo de’ Fiori e, tornando al suo mandato, non ha digerito la discesa dei tifosi (se così possono essere definiti) dell’Eintracht Francoforte e il saccheggio messo a segno in un supermercato al Flaminio. Non ha mandato giù nemmeno le prove di forza del tifo organizzato laziale contro le forze dell’ordine a Trastevere, dove un carabiniere è stato costretto a estrarre la pistola per sfuggire a un agguato, e per i vicoli del rione Monti. Lì, in via Leonina, si è consumato l’ultimo brutto episodio legato al calcio: solo due settimane fa un gruppo di biancocelesti ha preso di mira i tifosi del Siviglia, a Roma per supportare la squadra in trasferta, e hanno spedito in ospedale quattro persone. Un motivo in più per richiedere un pacchetto di norme per Roma contro l’internazionale ultrà a Matteo Salvini. Una preghiera rivolta al ministro finito nella bufera per la stretta di mano a uno dei capi della curva del Milan e poi costretto alla retromarcia. Il dietrofront è stato ribadito anche ieri: «I violenti non sono e non saranno tollerati, dentro e fuori gli stadi». Vale anche per i romanisti e i laziali.