19 Apr 2019In Rassegna stampa6 Minuti

Obiettivo Florenzi un altro sgarbo a Spalletti (che lo voleva)

GAZZETTA – ZUCCHELLI – Il primo incontro con Spalletti, che lo riprese pubblicamente a Torino perché stava parlando troppo mentre usciva dal campo, non fu dei migliori. Ma poi Alessandro Florenzi e il tecnico toscano trovarono il modo di capirsi, visto che Spalletti gli fu vicinissimo in occasione dei due, terribili, infortuni al ginocchio. Insieme hanno giocato poco, appena 30 partite, ma sono bastate per creare un legame forte. Talmente forte che Luciano lo avrebbe volentieri portato con sé a Milano e glielo ha fatto capire, direttamente e indirettamente, un anno fa, quando il rinnovo con la Roma era in fase di stallo e il rapporto di Alessandro con la tifoseria ai minimi termini. Oggi la situazione è cambiata: domani si abbracceranno e saluteranno con piacere, poi ognuno per la propria strada.

VOGLIA D’EUROPA Entrambi sperano che porti in Champions. Spalletti, in questa stagione, c’è stato praticamente sempre, Florenzi e la Roma mai. Ci provano adesso e la presenza del vice capitano, che in assenza di De Rossi avrà la fascia al braccio, può essere determinante. Con Karsdorp e Santon fuori fino a data da destinarsi a Florenzi toccherà fare gli straordinari, anche se, senza coppe, alla Roma è rimasta solo una partita a settimana da qui al termine della stagione. Una stagione che tutti, a Trigoria, vorrebbero concludere al quarto posto, anche se battendo l’Inter domani anche il terzo non sarebbe poi così distante.

RIFLESSIONI Per Florenzi, in ogni caso, si aprono settimane di pensieri e ragionamenti. Se De Rossi dovesse smettere diventerebbe il capitano della squadra e sarebbe complicato mantenere il profilo basso che ha scelto in questi ultimi mesi. Sui social pubblica pochi contenuti, e tutti selezionati, le interviste sono rare, le apparizioni pubbliche anche. Ha scelto di far parlare il campo: è lì che vuole riconquistare una parte della curva ancora critica nei suoi confronti. Persino nell’ultima partita giocata all’Olimpico si è sentito qualche fischio, ma ormai Florenzi, pur standoci male, passa oltre. E l’esultanza con cui ha chiuso la sfida contro l’Udinese la dice lunga sul suo stato d’animo.

INCERTEZZA Al contrario, se De Rossi dovesse proseguire per un’altra stagione – e Florenzi è il primo che spera che accada – lui potrebbe continuare a giocare e lavorare «a fari spenti». Anche perché sulla carta la sua volontà, e quella del club, è di proseguire insieme fino a fine carriera. Ma le strade del mercato sono infinite e un’incertezza di fondo resta sempre. Anche perché Florenzi ha mercato sia in Italia sia all’estero e di fronte ad un’offerta importante la Roma si metterebbe seduta ad ascoltare, come da regole della società.

RICORDI Prima, però, bisogna portare a termine la stagione. Contro quella che poteva essere la sua squadra (anche l’amico Politano lo avrebbe accolto a braccia aperte, per non parlare di Nainggolan), Florenzi ha giocato 11 volte, vincendo in metà delle occasioni. All’Inter ha segnato tre reti, compresa la prima in Serie A. Sulla panchina della Roma c’era Zeman, su quella dell’Inter il suo amico Stramaccioni, che lo aveva allenato nelle giovanili giallorosse e che, da trequartista dai piedi buoni, lo aveva fatto diventare centrocampista. Per il boemo era una mezzala purissima, per Garcia diventò uno dei migliori attaccanti esterni del campionato, salvo poi arretrare a terzino destro. Non sono trascorsi neppure sette anni da quella prima rete a San Siro, ma del ragazzino Florenzi, ora marito e papà di due figlie, è rimasto davvero ben poco. Quella notte Totti pennellò un assist dei suoi e Florenzi, di testa, incrociò benissimo sorprendendo tutta la difesa nerazzurra. Aveva il numero 48, poi lasciato al termine di quella stagione.

ESPERIENZA All’Inter ha segnato altre due volte: una in Coppa Italia, sempre in quella stagione, e una l’anno successivo, di nuovo al Meazza, con Garcia in panchina, in quella che è considerata una delle sue migliori partite con la Roma. Giocava ala, Florenzi, ispirato da un Totti in stato di grazia, poi per amore della maglia ha cambiato ruolo, giocando spesso in condizioni precarie. È successo anche quest’anno, perché convivere con un ginocchio operato due volte in quattro mesi non è semplice. Ma lui non si è tirato indietro e non lo farà neppure domani sera contro Spalletti, il suo vecchio allenatore. Quello a cui vuole bene, ma che non è riuscito a convincerlo a dire addio all’amore di una vita.