Parnasi: «Volevo fare lo stadio del Milan ma non potevo pagare per Radio Padania»
MESSAGGERO – Dopo avere sostenuto la Lega con 250mila euro, tra il 2016 e il 2017, Parnasi aveva un progetto chiaro: costruire lo stadio a Milano ed era pronto a finanziare il Carroccio anche alle ultime politiche. Lo dice lui stesso ai pm, rivelando che era sua intenzione firmare un contratto a Radio Padania, ma che la carenza di liquidità glielo aveva impedito. A ridosso delle elezioni, invece, il costruttore, con il progetto dello stadio a Roma, che viaggiava velocemente verso il traguardo, riuscì a versare 150mila euro alla Fondazione del Pd, Eyu, simulando una consulenza per uno studio sulla casa. Ma Parnasi, adesso a processo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, pensava che la Lega avrebbe governato. e si preparava, tanto che, a Natale del 2017, organizza una cena riservata a casa sua con il leader Matteo Salvini, il suo braccio destro, Giancarlo Giorgetti e il tesoriere Giulio Centemero. Lui stesso, intercettato spiega che «temevano di essere beccati».
RADIO PADANIA – Il 28 giugno dell’anno scorso Parnasi spiega ai pm: «Io avevo già deciso da circa due anni di spostare il mio baricentro su Milano. Tanto è vero che avevo preso il mandato per fare lo stadio di calcio del Milan». Per questo, chiarisce il costruttore, decide di versare all’associazione Più Voci, rappresentata da Giulio Centemero, tesoriere della Lega, 250mila euro. Ma spiega che un contributo era in programma anche nel 2018: «Avevamo idea di fare un altro contratto di pubblicità con Radio Padania, che poi non fu perfezionato perché non c’era liquidità da parte delle nostre aziende».
Come sia andata con i dem, Parnasi lo spiega sempre a verbale: «Eyu l’ho conosciuta quando era uno dei soci dell’Unità. Io fui anche chiamato dal tesoriere del partito democratico, Francesco Bonifazi e di fatto per rappresentava Eyu, se ero interessato addirittura a entrare all’interno del capitale sociale del giornale e io declinai. In quest’ultima fase di campagna elettorale, fui chiamato proprio da Francesco Bonifazi a Sant’Andrea delle Fratte, lì dove ha sede il partito democratico. Mi fu offerto questo studio, questo rapporto sulla casa, è un volume piuttosto corposo. Ovviamente per onestà intellettuale io non avrei mai comprato questo volumotto sulla casa se non fosse stato legato al rapporto col partito democratico».