GAZZETTA – (…) Crediamo che Javier Pastore e Steven Nzonzi, archiviata una stagione malinconica per loro e di conseguenza anche per la Roma, vogliano dimostrare al mondo del calcio che sarebbe sbagliato considerarli ex campioni. Per questo, dal 29 giugno a Pinzolo, l’impressione forte è che vogliano spingere a tavoletta per dimostrare a Paulo Fonseca, il nuovo allenatore, come il passato sia una variabile e non una costante. Prendiamo il caso di Pastore. Giovedì della prossima settimana compirà 30 anni e, come capita a molti, per lui sarà tempo di bilanci (…). Quell’accoglienza da stella avuta l’estate dello scorso anno è stato all’inizio uno stimolo, poi però una zavorra, perché le prestazioni non sono state all’altezza delle aspettative, gli infortuni hanno rubato la scena alle apparizioni in campo e il rapporto con Eusebio Di Francesco si è logorato per qualche frizione di troppo (…). Forte di un contratto addirittura fino al 2023 e con un ingaggio di circa 4 milioni – Pastore non può permettersi il lusso di essere una zavorra, anche perché, dopo essere stato pagato oltre 24 milioni, sarebbe impossibile cederlo senza fare minusvalenza. Così, approfittando del fatto che Fonseca nel 4-2-3-1 ama avere un trequartista dai piedi buoni che sappia dialogare col centravanti, dare assist e segnare, potrebbe davvero rivalorizzare l’argentino. Storia analoga, ma se vogliamo dallo svolgimento più agevole, quella relativa a Nzonzi (…). All’inizio doveva essere il virtuale erede di De Rossi, poi si è capito che come centrocampista ha caratteristiche molto differenti. Per intenderci, più da passaggio corto (da possesso palla) che da verticalizzazione rapida (da ricerca rapida della profondità). In generale, il francese non è stato (…) all’altezza delle aspettative, che peraltro non erano banali. L’impressione è che la cura Fonseca possa rigenerare anche lui così come Pastore. (…).