IL TEMPO – BIAFORA – A quasi duecento giorni di distanza dalla rescissione ufficiale del contratto si incroceranno nuovamente le strade di Petrachi e del Torino. Quella alla corte di Cairo è stata l’avventura da dirigente più lunga ed intensa per il direttore sportivo nato a Lecce, che dopo quasi un decennio trascorso all’ombra della Mole Antonelliana ha deciso di rispondere presente alla i chiamata giallorossa, una società che ha voluto una figura più pragmatica e meno filosofica alla guida sportiva del club dopo il fallimento dell’esperimento Monchi. Petrachi domenica ritroverà davanti a sé il suo passato, con la voglia di raggiungere un successo sul campo in un mese che sarà decisivo anche fuori dal terreno di gioco per la vicenda del suo trasferimento nella Capitale.
Ad inizio ottobre la Procura Federale ha aperto un’indagine sull’ex calciatore del Perugia, che si era lasciato andare ad un’’incauta dichiarazione su Dzeko – «Quando la prima volta a maggio ho incontrato l’Inter ho posto il mio prezzo» – durante la conferenza di presentazione di Mkhitaryan tenuta a Trigoria durante la sosta per le nazionali di settembre. Le indagini della Procura, che contesta a Petrachi di aver iniziato a lavorare per la Roma mentre era ancora sotto contratto con il Toro, vanno ancora avanti dopo la richiesta di una proroga ed entro l’inizio di febbraio (a meno di una nuova proroga di 20 giorni) verrà presa una decisione definitiva: deferimento o archiviazione del caso. Il deferimento potrebbe poi portare ad una multa o ad una squalifica, mentre l’archiviazione metterebbe la parola fine ad un caso che si trascina ormai da troppi mesi. Cairo e Petrachi si sono punzecchiati a distanza per settimane prima dello strappo definitivo e l’ufficialità dell’accordo triennale con la Roma, un’avventura che era iniziata con il caos per la ricerca dell’allenatore – una storia conclusa poi con la scelta azzeccata di Fonseca – e con le inevitabili cessioni da effettuare prima del 30 giugno per sistemare una situazione di bilancio ereditata dal suo predecessore spagnolo.
Il mercato estivo portato a termine dal salentino è stato promosso a pieni voti negli esami sul campo: Pau Lopez, Mancini, Smalling, Veretout e Diawara sono tra i punti fermi della nuova squadra. A Trigoria si aspettano però uno scatto nelle prestazioni anche da parte di Spinazzola e Mkhitaryan, più in ombra rispetto agli altri neo-acquisti nei primi mesi in giallorosso. L’unico deludente – Zappacosta è ingiudicabile – è invece Kalinic, un giocatore comunque arrivato in prestito oneroso e non a titolo
definitivo. Ora per Petrachi è iniziata ufficialmente la sessione dei trasferimenti di gennaio, una finestra di mercato in cui il budget della Roma è ridotto al minimo e in cui si cercherà di piazzare qualche colpo in entrata soltanto se ci fosse qualche cessione di giocatori dall’elevato ingaggio come Juan Jesus, Perotti e Pastore. Il direttore sportivo ha poi voglia di guadagnarsi sin da subito la fiducia di Friedkin, i cui legali, una volta ultimata la due diligence, daranno l’ok alla controparte per iniziare la stesura dei contratti sul passaggio di proprietà della Roma. Prima però per Petrachi c’è un passato da battere sul campo.