IL TEMPO – CICCIARELLI – Il fischio finale della stagione calcistica sembra più vicino. Il mondo del pallone continua a cercare formule alternative per concludere la stagione 2019-20, ma ogni giorno che passa sedimenta la presa di coscienza che dare un finale ai campionati rimasti sospesi appare sempre più complicato. L’imperativo è limitare i danni di un sistema che rischia il collasso, obiettivo per cui potrebbe essere preferibile tirare una riga e ricominciare da zero, cercando di scontentare quante meno squadre possibile pur di garantire la sopravvivenza delle società.
La cristallizzazione della classifica sembrava una soluzione estrema, ma ora comincia a essere presa in considerazione da una base più ampia di club, tanto che anche il presidente Gravina da un paio di giorni pare aver frenato rispetto alla speranza di assegnare lo scudetto. «In Lega discutiamo sui vari scenari – ha spiegato ieri a Radio Rai Claudio Fenucci, ad del Bologna – analizzando i profili di rischio economico sia in caso di sospensione temporanea sia in caso di chiusura totale. Continuare a parlare di campionati e format non è consono, è troppo presto».
Troppa l’incertezza sulla data in cui sarà possibile tornare ad allenarsi, non prima di un altro mese. «Riprendere le partite il 3 maggio è irrealistico. Proporrò di prorogare per tutto aprile il blocco delle competizioni sportive di ogni ordine e grado – ha spiegato il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora a Repubblica – ed estenderò la misura agli allenamenti».
Per ripristinare una condizione atletica adeguata dei calciatori servirebbero non meno di tre settimane di lavoro, uno scenario che non permetterebbe di completare 12 turni – 13 per 8 squadre – entro il 30 giugno e che renderebbe difficile chiudere tutto anche a metà luglio. Un orizzonte temporale troppo spostato in avanti, che suggerisce alle leghe europee una soluzione comune anche in funzione dell’inizio delle competizioni Uefa, perché dalla comunicazione delle squadre qualificate dipende l’inizio di Champions ed Europa League, che nella scorsa stagione hanno svolto il primo turno preliminare nell’ultima decade di giugno.
La chiusura anticipata della stagione lascerebbe due questioni da affrontare: da un lato la formula dei nuovi campionati, con il rischio di una Serie A a 22 squadre, dall’altro le conseguenze economiche di un danno quantificato sui 720 milioni di euro. Il tavolo tecnico federale ha vagliato una serie di misure per fare fronte alla crisi di liquidità dei club. In ballo ci sono interventi legislativi rimandati per troppo tempo, come la revisione della Legge 91 in tema stadi, oltre all’attualizzazione della Legge Melandri in materia di diritti tv e a una modifica del Decreto Dignitàche possa sbloccare l’afflusso di capitali dalle pubblicità del betting. La voce più significativa però riguarda il taglio degli ingaggi, motivo per cui oggi l’’Assocalciatori si riunirà in consiglio. Sulla discussione peserà la mossa della Juventus, che sulla spinta dei senatori Chiellini (presente al tavolo AIC come consigliere), Buffon e Bonucci ha giocato d’anticipo annunciando il taglio delle ultime 4 mensilità dell’esercizio, a cui seguirà una trattativa individuale per spalmare parte dell’importo – poco più della metà – nella prossima stagione. Una mossa che ha tracciato la strada da seguire.