Quell’appello al Pallotta deluso: “Presidente, torna a Trigoria”
GAZZETTA DELLO SPORT – CECCHINI – Istruzioni per l’uso: in una malinconica classifica dei problemi che affliggono la Roma in questo momento, ciò che vi proponiamo naviga decisamente agli ultimi posti. Però, se è vero – come diceva Walter Sabatini – che il club giallorosso ha tre centri di potere (Boston, Londra e Trigoria), di sicuro i dirigenti che reggono il forte in piazzale Dino Viola sono quelli che hanno più il polso della situazione ambientale, ed è per questo che da settimane spediscono cortesi messaggi verso gli Stati Uniti. Il destinatario, naturalmente, è James Pallotta, che manca da Roma dal maggio scorso quando, proprio come ogni tifoso romanista appassionato, rimase così indignato dall’arbitraggio avuto all’Olimpico nella semifinale contro il Liverpool da attaccare duramente l’Uefa, tanto da meritarsi persino una squalifica di tre mesi (poi ridotta a uno).
RICUCIRE Da quel momento è passato quasi un anno. Un’assenza accettabile quando le cose vanno bene, ma lunghissima se invece il mondo va alla rovescia. Adesso alla Roma è periodo di vacche magrissime, e così torna il solito leit motiv, peraltro un po’ stucchevole, sul presidente «che non c’è mai» e che «pensa solo allo stadio». E proprio per evitare i brontolii della pancia del tifo e dell’ambiente romano, la dirigenza sta consigliando a Pallotta di tornare a Roma e in qualche modo riprenderla per mano. Certo, all’Olimpico il presidente potrebbe prendere qualche fischio o insulto, ma non è escluso che i giocatori possano essere positivamente scossi dalla voce del padrone. Stimoli da calcio troppo retrò? Possibile, ma in fondo non si tratterebbe altro che dare un seguito al comunicato scritto dopo il tracollo contro il Napoli. «Basta alibi, tirate fuori le palle», il messaggio presidenziale. Se avessero potuto, i tifosi giallorossi l’avrebbero firmato in migliaia. In attesa della rivoluzione che verrà, la passione, a volte, può risbocciare anche partendo da queste basi.