3 Gen 2019In Rassegna stampa3 Minuti

Quest’anno no alle divisione delle “correnti”

IL TEMPO – Il 2019 che vorrei? Facile, Roma campione e Lazio in serie B. Ah dimenticavo, anche Champions e Coppa Italia non sarebbero male. Ma volendo essere un pizzico più realista, alcuni sogni un po’ più «abbordabili» ce li avrei. Vorrei che il 2019 portasse in dote la cura per guarire uno dei mali che da sempre affligge la città e la nostra Squadra: le correnti. Dobbiamo smetterla di dividerci tra monchiani, tottiani, difrancescani, antipallottiani, antibaldissoniani e così via. Un atteggiamento condito della partitocrazia tipica della migliore (in realtà peggiore) prima Repubblica. Le correnti fanno male ai partiti politici cosi come fanno male alla piazza. Il tifoso è l’unico che ha diritto di criticare, per carità, ma facciamo chei bilanci li tiriamo a fine stagione e durante l’anno smettiamo le vesti dei #capiscers? Il problema non sono le critiche in sé, ma l’instabilità che queste generano in un ambiente storicamente molto fragile. Chi ha sbagliato se ne andrà sperando che ne arrivino di più bravi. E non dimentichiamo che per una proprietà che vende, serve un acquirente disposto a mettere i soldi sul tavolo…

Altra cosa che auspico per l’anno appena iniziato è una maggiore chiarezza da parte della Società: in futuro eviterei dichiarazioni roboanti, promesse difficili da mantenere e proclami da campagna elettorale. Prima fate, poi dite di aver fatto; non il contrario. Noi saremo sempre tifosi della Roma, lo siamo stati a Bergamo quando si evitò la retrocessione, lo siamo stati a Lione o col Barcellona. Il tifoso della Roma chiede due cose semplici: rispetto ed attaccamento alla maglia. Non è un caso che in occasione della scomparsa di Gigi Radice, si sia ricordata la «sua» Roma, famosa per tigna e dedizione. Ultima cosa che vorrei è che si potesse finalmente cominciare a costruire la Stadio della Roma. Continuo a non capire come ci siano tifosi’ che osteggiano il progetto sulla base di assunti da fantamonopoli o finanza immobiliare. La Roma ha bisogno della sua casa anche come forma di autofinanziamento. Punto.