Rinvio a giudizio per Parnasi. Con lui altri 14 al processo
GAZZETTA DELLO SPORT – PUGLIESE – Forse è destino che il percorso verso lo stadio della Roma debba essere sempre tormentato, a prescindere. Così il giorno dopo l’annuncio di Virginia Raggi (con tanto di hashtag, «#lostadiosifa») e il sì «condizionato» del Politecnico di Torino, ecco il rinvio a giudizio per 15 persone nell’ambito dell’inchiesta aperta la scorsa estate proprio relativamente all’impianto di Tor di Valle. A richiedere il rinvio è stata direttamente la Procura di Roma, con i pm che hanno chiesto il processo, tra gli altri, per l’imprenditore Luca Parnasi (ex numero uno di Eurnova, la società che era stata incaricata della costruzione dell’impianto), per l’ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio Adriano Palozzi, per l’ex assessore regionale Michele Civita, per il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Davide Bordoni e per il soprintendente ai beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti. A seconda delle singole posizioni il pm Barbara Zuin e il procuratore aggiunto Paolo Ielo ipotizzano i reati di associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito. «Sono fiducioso che possa essere dimostrata la mia totale estraneità», è stata la reazione del soprintendente. Per l’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, i magistrati avevano invece già ottenuto il giudizio immediato, con il processo che si dovrebbe aprire il prossimo mese.
LE REAZIONI Va sottolineato, comunque, come l’inchiesta attualmente sia un filone parallelo al progetto della costruzione dello stadio, impianto che secondo gli stessi pm non è stato inficiato dagli atti corruttivi messi in opera dai 15 rinviati a giudizio. Un sistema quello messo in piedi da Parnasi che secondo i pm era volto ad un «modello di corruzione sistemica» per aggirare la macchina burocratica per la costruzione dello stadio. Impianto di cui, tra l’altro, ieri ha parlato anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, da sempre tifosissimo della Roma. «Speriamo che non si rimangino la parola anche questa volta, altrimenti si rischia il linciaggio», l’affondo del numero uno dello sport italiano, riferendosi alle parole della Raggi. E alle parole di Malagò hanno fatto da contraltare le quelle di Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico: «Sono contento che il progetto vada avanti. Quello attuale non era il progetto originario, rispetto al quale abbiamo ridotto le cubature ed eliminato delle opere ad alto impatto ambientale. Il che dimostra che siamo gente ragionevole, che vuole portare a casa le infrastrutture che servono». Adesso il prossimo passo è l’approvazione della variante urbanistica. La speranza della Roma, ovviamente, è che fili tutto liscio.