IL MESSAGGERO – ANGELONI, LENGUA – «Press, press», non è un’invocazione ai giornalisti, ma il refrain di Paulo Fonseca. «Press, press», quando la squadra perde palla in fase offensiva, poi tanto silenzio nell’osservare e prendere appunti, aspettando rinforzi, quelli sì servono ancora. Sul pressing, intanto, il tecnico si scalda, perché vuole comunicare i primi principi e questo è uno importante. «Press, press», lo urla anche Pau Lopez, che prende il sole dalla parte opposta del campo ma si agita, parla, dirige la difesa e prova a farlo in italiano. Non proprio come avveniva lo scorso anno con Olsen.
AL TOR SAPIENZA – Il test contro il Tor Sapienza ha detto poco, come era normale che fosse: è finita 12 a 0 (Perotti, 2 Schick, Spinazzola, Spinozzi, Under, 3 Antonucci, 1 Dzeko, 2 Florenzi), ma il risultato ha senso e non ce l’ha. E’ una Roma per forza di cose in maschera. I calciatori ancora camminano, tranne poche eccezioni. Ritmo blando, con qualche principio fonsechiano già evidente: 1) il pressing (press) appunto, e il possesso palla veloce, che Fonseca sostiene dovranno essere «il marchio di fabbrica della Roma». 2) I terzini, ieri Spinazzola e Karsdorp (poi Bouah e Kolarov), agiscono molto alti 3) il 4-2-3-1. Il modulo non è sorprendente, lo è in questa fase vederlo realizzare da interpreti che forse in stagione vedremo poco, ecco perché questa è una Roma ancora mascherata. Ad esempio, Santon non giocherà molte partite da centrale di difesa, come ha fatto nel primo tempo di ieri; Nzonzi difficilmente sarà il regista della squadra, così come Defrel non sarà un perno dell’attacco. Pastore va a ritmo basso, ma quello non dipende dalla preparazione, è una questione di caratteristiche. Ma ieri, il test era su misura e lui s’è mosso bene, da trequartista, ruolo al momento intasato dalle attuali presenze di Pellegrini e Zaniolo (nella ripresa, il posto di Javier lo ha preso Antonucci). Perotti è apparso già sprinter, ma in questa fase l’argentino si è sempre presentato in condizione e non ci stupisce. E’ troppo presto per dare giudizi, siamo veramente nel pieno del cantiere, Mancano Diawara, Mancini (Veretout) e molto altro. Immaginiamo che non sarà Schick il centravanti titolare, visto che l’uomo indicato per il ruolo si chiama Higuain. Lo diciamo nonostante la doppietta di Patrik, un gol di tacco e uno di sinistro su assist dello scatenato Perotti, che ha aperto la goleada con un rigore dei suoi. Nel secondo tempo si vede un’altra Roma: ecco Olsen, Dzeko, Under, Kolarov, Florenzi, schierato alto a sinistra come ai tempi di Garcia, poi Fazio, Cristante. Tra primo e secondo tempo, sfilano giovani e meno giovani tipo Bouah, Bordin, Antonucci, Capradossi e Spinozzi, tutti in atetsa di sistemazione. Fa caldo, Fonseca osserva, beve e scrive. Qualcosa avrà intuito. Sa che la squadra va completata e molti equivoci, da Dzeko a Nzonzi, fino allo stesso Florenzi, vanno risolti presto. Ma per ora è fiducioso. «Abbiamo messo in pratica quello che facciamo in allenamento. Alcuni hanno giocato fuori ruolo, ma va bene così: hanno risposto tutti come mi aspettavo.Ho sensazioni positive. Vorrei una squadra coraggiosa», Paulo dixit.