IL MESSAGGERO – ANGELONI – Il tifoso giallorosso si rende conto di un fatto: non è più la Roma di Francesco Totti e Daniele De Rossi e in più il presidente Jim Pallotta va a cena con Luciano Spalletti, per tanti il nemico che ha contribuito all’addio al calcio proprio del numero 10. Un paradosso. Lo è almeno per tanta gente che continua a non ritenere normali neppure questi meeting lontani dalla Capitale. Pallotta è in Italia ma a Roma non si fa vedere, non è venuto neppure per l’avvio della stagione (se fosse entrato a Trigoria, avesse parlato con Fonseca, i dirigenti etc etc, chi lo avrebbe visto? Sarebbe stata un’occasione per dare un segnale) qui da Jim arrivano solo lettere accorate, comunicati, appelli e anatemi contro i vari mezzi di comunicazione e con la stampa non si confronta dal 16 giugno del 2015, conferenza di prima mattina a via di Ripetta. Storica. Un’assenza, per tanti immotivata: Pallotta non ha voglia di andare incontro a contestazioni, visto che i tifosi sono arrabbiati. E in città si discute proprio di questo: serve fisicamente qui, il presidente? Il dibattito è aperto. Totti, il giorno del suo saluto da dirigente ha ricordato quanto fosse importante la presenza del padrone. La Roma ha sempre avuto gestioni di questo tipo: da Viola a Sensi, gente che, come raccontano, controllava che tutte le luci a Trigoria fossero spente, prima di tornarsene a casa. Altri tempi, chiaro. Questo oggi è improponibile, molti club sono gestiti da manager e da proprietari fuori sede, così è la Roma. Ok, ma possibile che non ci sia un’occasione per farsi vedere, specie se sei a due ore da qui?
CITTÀ BOLLENTE – Possibile che un allenatore, nuovo, debba mollare il suo primo allenamento per andare a Siena e parlare con tutti i dirigenti, tra l’altro due di questi, li vede tutti i giorni a Trigoria? L’ultimo Pallotta all’Olimpico è più di un anno fa: la sera di Roma-Barcellona, per poi finire a farsi il bagno nella fontana di Piazza del Popolo. Quella notte era un eroe, la gente lo ha scortato in Hotel, esaltandolo, pure con qualche coro non raccontabile qui. Più di un anno dopo, nessuno, o forse pochi, sarebbero disposti a scortarlo con il sorriso, la maggior parte lo contesterebbe. E lui questo lo sa ed evita. Pallotta non si è visto né per la presentazione della nuova sede, assente anche la sera dell’addio alla Roma di De Rossi. Era passato a metà giugno scorso, prima di andare in vacanza sulla Costiera Amalfitana: una toccata e fuga, il periodo dell’arresto di Parnasi. Non fortunatissimo, in effetti. Lo stadio, appunto, per molti tifosi l’unica cosa vera che interessa a Jim e forse questa assenza è anche un messaggio alla Raggi. Adesso è a due ore dalla Capitale, nella campagna toscana, da Firenze a Siena, posti meravigliosi ma lontani dai cuori giallorossi, che non capiscono certe scelte. Non era nemmeno opportuno trascinare il suo consigliere Franco Baldini qui, lui altro uomo poco gradito alla piazza. Pallotta, portando le riunioni in Toscana (e un mese fa a Londra) ha protetto Baldini e se stesso. Due che tra i tifosi, in questo momento, vivono una totale assenza di gradimento. I tifosi si sentono messi da parte, quasi abbandonati. Tutto questo avrà una fine? Forse solo con i risultati, almeno quelli.