24 Apr 2019In Rassegna stampa6 Minuti

Romanzo Ranieri: la Roma, il Cagliari e un cuore diviso a metà

GAZZETTA DELLO SPORT – CECCHINI – Se aveva ragione Plinio il Vecchio, sabato prossimo Claudio Ranieri avrà l’anima divisa a metà e un paio di Imu sentimentali da pagare. «La casa è dove si trova il cuore», spiegava infatti il sapiente uomo di lettere e di scienza campano, ed in effetti l’allenatore giallorosso non più tardi di una settimana fa ha ammesso: «Ho allenato tante squadre, ma a me brillano gli occhi soltanto per due: la Roma e il Cagliari. Nel cuore ho queste».

QUESTIONE DI FEELING C’è da sorprendersi che un allenatore capace di lavorare e vincere al Leicester come al Valencia, alla Fiorentina come al Monaco, e poi in grado di guidare corazzate come Juventus, Inter, Napoli, Chelsea e Atletico Madrid, abbia i sentimenti incagliati per sempre in Sardegna? Non proprio, perché gli imprinting emozionali prescindono dall’importanza degli stimoli, ma agiscono sulle fasce d’età. Così, se Roma è la città che il destino generosamente ha dato in sorte a Ranieri al momento della nascita, Cagliari è quella che lo ha scelto e adottato. Lo si capisce rivedendo il filmato del suo addio, dopo tre stagioni che per Ranieri hanno rappresentato una sorta di rito di passaggio nel mondo adulto degli allenatori di calcio. Il matrimonio, iniziato in Serie C1 nel 1988 si stava concludendo gioiosamente nel 1991 in Serie A, con un bilancio di due promozioni consecutive (con vittoria della Coppa Italia di Serie C) e una salvezza nel massimo campionato. Giacca grigia, camicia azzurra e cravatta scura, il giorno che annunciò il suo addio, Ranieri sembrava non stesse salutando solo Cagliari ma il tramonto della sua seconda giovinezza, dopo che la prima si era consumata nella carriera da calciatore. «Ringrazio la famiglia Orrù e il d.s Longo – aveva detto – che hanno avuto il coraggio di puntare su di me dopo che ero retrocesso con la Puteolana», diceva compunto.

L’ADDIO Quel giorno i riccioli di Claudio erano ancora scuri, così come la sua malinconia. Stava dicendo addio alla sua casa in centro, nei pressi del palazzo di giustizia (la seconda dopo quella a Bonaria), ai pranzi e le cene al ristorante «La Balena», ed è inutile dire che si mangiasse solo pesce, anche se senza primi. E poi ad un manipolo di calciatori che, in stagioni diverse erano diventati i suoi scudieri, da Ivo Pulga ad Aldo Firicano e Lucio Pellegrini. Ranieri era arrivato a Cagliari a 37 anni, irrobustitosi solo sulle panchine della Vigor Lamezia in Interregionale e della Puteolana, in C. «Qualcuno mi diceva che potevo bruciarmi, ma nella vita bisogna rischiare. Io l’ho fatto e, su indicazione della società, sono diventato anche uomo immagine del Cagliari», spiegò con voce commossa. Ma aveva fatto tutto così bene da meritare un biglietto di sola andata per una grande piazza come Napoli, prima panchina importante dove piantare radici ma non lasciare il cuore. Quello era altrove. «La mia fortuna è stata il Cagliari – ha infatti ammesso nel dicembre scorso –. Il triplo salto alla C alla A rappresentò la svolta della mia carriera. Cagliari mi emoziona ancora perché fu il mio trampolino di lancio: non ci sarebbe stata Leicester senza Cagliari». E allora come meravigliarsi se ogni (frequente) ritorno «a casa» di Ranieri rappresenti un evento da festeggiare?

IL DISCORSO Sarà per questo che a Trigoria sussurrano come Ranieri in questi giorni sia più nervoso. Ieri tra l’altro ha voluto parlare alla squadra chiarendo questi concetti: «Adesso dobbiamo mettercela tutta. Agguantare la zona Champions è possibile. Il nostro obiettivo ora è vincerle tutte. Dobbiamo crederci». Lui ci crede, ed in cuor suo non è affatto dispiaciuto che il Cagliari arrivi all’Olimpico con la salvezza virtualmente alle porte, visto gli undici punti di distanza che ha dalla zona pericolo. Certo, gli allenatori sono dei professionisti, il bene della squadra che si dirige viene prima di qualsiasi cosa e il «mors tua vita mea» è la legge non scritta che regola i rapporti di forza dello sport. Ma non si può chiedere a Ranieri di guardare le maglie rossoblù senza provare sentimenti. Nel lungo viaggio da Roma a Roma è stata proprio Cagliari a rappresentare la tappa del cuore. E guai a dimenticarlo.