IL MESSAGGERO – Tensione tra i presidenti di Serie A e il Governo. A scatenare le polemiche una frase del Ministro per lo Sport Spadafora: «Lo sport non è solo il calcio e il calcio non è solo la Serie A. Destinerò un piano straordinario di 400 milioni allo sport di base. Dalla Serie A invece mi aspetto che le richieste siano accompagnate da una seria volontà di cambiamento». Le affermazioni del Ministro hanno subito innescato le reazioni accesissime dei vari presidenti che ritengono la serie A la «locomotiva del calcio di base e indirettamente di tutto lo sport italiano». In serata è arrivato anche un comunicato firmato dal numero uno Paolo Dal Pino in cui si rimarca «basta demagogia e polemiche. In Italia oltre 32 milioni di appassionati seguono il calcio, un fenomeno sociale ed economico che dà lavoro a più di 300 mila persone generando l’1% del Pil nazionale. La Serie A produce direttamente ogni anno circa 3 miliardi di euro di ricavi totali e generando un indotto di 8 miliardi a beneficio dell’intera piramide calcistica, oltre a una contribuzione fiscale e previdenziale di 1 miliardo di euro». Di fatto la Lega rivendica la sua centralità proprio per la mutualità che versa e che serve per la sussistenza dei settori giovanili e di sport diversi dal calcio.
Oggi l’argomento sarà nuovamente discusso nella call-conference prevista dalla Lega. Ma l’argomento principale resta quello degli stipendi. «Sul tavolo abbiano un elemento in più rispetto alle scorse settimane perché dopo le parole del ministro Spadafora la preoccupazione che si chiudano qui i campionati c’è» ha sottolineato il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi. La prima ipotesi prevede la sospensione degli stipendi fino a quando non si riprende l’attività. Un modo per evitare la messa in mora del club o addirittura la possibilità che qualcuno possa svincolarsi. Poi c’è il taglio. Possibile una decurtazione progressiva con percentuali a salire in base al lordo. Si va dal 15% al 30%.