IL TEMPO – ZOTTI – Non passerà alla storia come il più amato dei presidenti, ma nei suoi sette anni al vertice – è numero uno dal 2012 – è uno di quelli che più ha inciso sullo sviluppo del club. James Pallotta ha cercato di proiettare la Roma verso una nuova era, con il difficile compito di traghettare la società dal calcio dei presidenti tifosi verso una dimensione più moderna ed internazionale, scontrandosi praticamente sempre con la piazza. Oltre a non aver conquistato un trofeo, sono diverse le “colpe” del bostoniano secondo gran parte dei romanisti: si va dal cambio del logo, all’ossessione per lo stadio di proprietà fino alle cessioni di diversi pezzi pregiati della squadra per mettere a bilancio preziose plusvalenze necessarie a rispettare il FFP. La frattura più netta è con la Curva Sud, che non ha mai dimenticato l’espressione ‘few fucking idiots’ utilizzata dopo la squalifica inflitta al settore per alcuni striscioni su Ciro Esposito. Ma c’è stato anche qualche momento di gloria. Come la notte della storica rimonta contro il Barcellona: dopo la qualificazione alla semifinale di Champions il presidente si ritrovò a ballare in una delle fontane di Piazza del Popolo in mezzo ai tifosi in delirio. Ha contribuito ad una crescita constante della società e all’internazionalizzazione marchio.