13 Apr 2019In Rassegna stampa4 Minuti

Stadio, il voto arriva nelle commissioni del Comune e la maggioranza rischia subito di andare sotto

MESSAGGERO – PIRAS – La democrazia diretta si è espressa e dice che a Tor di Valle non vogliono il nuovo stadio della Roma. Dopodomani la delibera targata Grancio e Fassinasull’annullamento del pubblico interesse, approvata nel Municipio IX, sarà esaminata in commissione Sport. La questione stadio, dunque, non può essere elusa. Lì c’è Gemma Guerrini che da sempre considera non prioritaria, non pentastellata per essere chiari, la controversa operazione calcistico immobiliare di Tor di Valle. E c’è il neoarrivato Carlo Maria Chiossi che è entrato al posto di De Vito e non ha alcuna voglia di portare avanti un’opera già azzoppata dalla magistratura. Il Campidoglio rimane immobile e cerca rifugio nella burocrazia. «Non ci sono accadimenti comprovati e accertati che ci possano far annullare tutto», riferisce un consigliere di maggioranza. In sostanza dice che bisogna aspettare la Cassazione sulle inchieste Parnasi e De Vito per poter decidere. Il tema è quello dell’annullamento in autotutela, un procedimento amministrativo di cui il Campidoglio può avvalersi se cambia idea sul progetto.

«Al Municipio IX i nostri consiglieri si sono astenuti e non hanno votato a favore della delibera», dichiara il capogruppo capitolino Giuliano Pacetti, consapevole che dare il via libera all’astensione era il massimo grado di mediazione che si poteva offrire ai consiglieri municipali del M5S che dello stadio non vogliono più sentir parlare.

L’AVVOCATURA – Ma ora anche in Campidoglio diversi consiglieri sono tentati di azzerare tutto. Fonti di Palazzo Senatorio sono molto chiare e assicurano che l’Avvocatura lascia apertissima l’opzione dell’annullamento in autotutela: «È un procedimento sempre possibile per la pubblica amministrazione». E non parla invece di penali.
E allora cosa c’è sotto? Ormai c’è uno iato tra consiglieri capitolini e il fronte M5S politico e romano. Per capire bisogna entrare nelle chat del mondo pentastellato, dove ci sono anche i consiglieri, profondamente scosso dagli arresti della magistratura. «Crediamo che De Vito non sia l’unico implicato», riferisce una fonte del M5S. «Sicuramente De Vito parlerà, se lui ha fatto pressioni ci deve essere anche chi le ha accettate o subite e che, lo stadio, lo vuole fare comunque», racconta. «Se vanno avanti si dimostra che non c’era bisogno delle pressioni di De Vito», conclude la stessa fonte contrarissima all’opera. Ieri la capogruppo M5S in Regione Lazio, Roberta Lombardi, ha cercato di infondere il medesimo coraggio che hanno avuto nel Municipio IX ai colleghi capitolini. «Il IX municipio dice si all’annullamento del pubblico interesse – ha scritto Lombardi su Facebook – il voto nel consiglio municipale, interessato all’opera, era obbligatorio ma non vincolante. Il segnale però è arrivato forte e chiaro: #famolostadiodaunaltraparte. Ciò che davvero impatta sul territorio e sui cittadini, viene prima di ogni cosa. Se un progetto è sbagliato e dannoso per la città, va ripensato altrove». Insomma, dice: «Fermate tutto». Perché? Risponde chi ha parlato direttamente con i consiglieri capitolini: «Perché è tutto sulla base di una delibera di pubblica utilità già nata con profili di illegittimità e un sistema di minacce e corruzione, può bastare no?».