GAZZETTA DELLO SPORT – PICCIONI – «Non si torna al passato», dice Virginia Raggi su Facebook. Un post rilanciato dal blog di Beppe Grillo e in perfetta sintonia con «la giunta di Roma deve andare avanti» firmato dal vicepremier Luigi Di Maio. Il vertice dei 5 Stelle fa quadrato nonostante diversi mal di pancia in giro per il movimento. Mentre si rincorrono voci su altri indagati nell’inchiesta «Congiunzione astrale». Ma la Sindaca prova l’ennesimo rilancio: «Affaristi, tangentisti, corrotti, palazzinari che da decenni hanno infettato i gangli vitali dell’amministrazione di Roma stanno provando ad adottare ogni metodo per tornare a “fare affari” anche a modo loro. A loro ho opposto le procedure di legge, i bandi di gara, i concorsi: tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione di un sindaco». Una dichiarazione che provoca la dura reazione di Roberto Morassut, ex assessore all’urbanistica della giunta Veltroni: «La Raggi dovrebbe tacere per le scelte fatte e per le persone cui ha dato responsabilità, finite nella vergogna».
VERIFICHE E RISCHI Ma non c’è solo lo scontro fuori, c’è anche un fronte dentro. La speranza della Sindaca è che l’inchiesta che ha portato in carcere il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito (peraltro suo avversario battuto alle «Comunarie» del 2016) non si allarghi. Ieri la Raggi ha riunito gli 11 mini sindaci pentastellati, ma è nel cuore degli uffici che ora scatteranno verifiche per scongiurare possibili «inquinamenti». Dal nuovo stadio della Roma agli ex Mercati generali passando per l’idea di un nuovo palazzetto a metà fra basket e polo musicale alla vecchia fiera di Roma, bisogna ripercorrere tutte le tappe dei progetti. Non è tanto il coinvolgimento del suo fedelissimo Daniele Frongia (si parla per il suo caso di un’archiviazione già martedì). Assessori saltati e minirimpasti sono stati all’ordine del giorno in questi (quasi) tre anni. Il problema è piuttosto il rischio di finire nella morsa dell’immobilismo.
SPADA DI DAMOCLE Di certo l’operazione dello stadio della Roma, che avrebbe dovuto diventare il simbolo del «fare», non potrà essere almeno per il momento una carta per recuperare il consenso perduto. Anche perché lo scenario è agitato da tutte le parti. Da una parte una possibile fronda (si parla di cinque consiglieri molto scettici) in Campidoglio (ma sulla convenzione urbanistica non si voterà tanto presto). Dall’altra anche la spada di Damocle della stessa Roma, pronta a chiedere un maxi-risarcimento nel caso saltasse tutto. Fra l’altro c’è anche un equivoco passaggio di un’intercettazione agli atti in cui l’avvocato Camillo Mezzacapo, l’altro arrestato con De Vito, dice: «Pallotta se ne deve andare…Deve capire che qua lo stadio non lo fa».
MARINO INSEGNA Ma c’è un motivo che aiuta la Raggi: il precedente di Ignazio Marino, la caduta dell’ex sindaco, per molti un «suicidio» politico del Pd che spianò la strada proprio al trionfo grillino. Sondaggi alla mano, un ribaltone ora significherebbe una sconfitta sicura per i 5 Stelle. Che probabilmente nessun piano B sarebbe in grado di evitare.