Stadio, lo spettro delle inchieste: un piano per evitare le penali
MESSAGGERO – MOZZETTI, ROSSI – Agire in autotutela, bloccando l’iter amministrativo dello stadio di Tor di Valle, sottolineando possibili passaggi illegittimi o viziati. La strada è tortuosa e, politicamente, difficile da percorrere. Ma da due giorni a questa parte consiglieri e dirigenti capitolini stanno cercando il modo per allontanare il rischio di dover pagare penali milionarie in caso di abbandono del progetto, dopo le ultime inchieste giudiziarie. Virginia Raggi ne ha parlato anche nel vertice di ieri, in Campidoglio, con gli undici presidenti di Municipio targati M5S. «È chiaro che qualsiasi passo indietro comporta delle conseguenze», osserva Pietro Calabrese, consigliere comunale pentastellato, in pole position per diventare nuovo presidente della commissione Mobilità dopo che sarà formalizzato il passaggio di Enrico Stefàno alla presidenza dell’aula Giulio Cesare. E le penali, appunto, sono una di queste.
LA STRATEGIA – Qualche indicazione sulla vicenda, a quanto si apprende da fonti informate, era arrivata anche nel parere dell’Avvocatura capitolina, poi secretato. Il ritiro in autotutela della delibera che riconosceva il pubblico interesse del progetto sarebbe l’unico espediente per tentare di mettere il Campidoglio al riparo da risarcimenti. Ma per fare questo bisognerebbe accompagnare il provvedimento con motivazioni a prova di ricorso. E anche fare presto: i tempi per una procedura del genere sono molto stretti e, comunque, non potrebbero andare oltre l’approvazione, da parte del consiglio comunale, del verbale conclusivo della conferenza dei servizi, propedeutica alla variante urbanistica. Cristina Grancio, capogruppo del misto, espulsa dal M5S proprio per il suo dissenso sul progetto, propone di «votare la delibera, da me proposta, che annulla la dichiarazione di interesse pubblico per lo stadio a Tor di Valle e apre un nuovo percorso che consenta di individuare rapidamente una localizzazione adeguata dell’impianto, nell’interesse comune dell’As Roma e della città».
IL DOCUMENTO – Nel caos che si è abbattuto su Palazzo Senatorio, intanto, la maggioranza dei Cinquestelle sta ragionando sulla possibilità di adottare un «disciplinare interno, ispirato alla Carta di Pisa, per definire delle regole che deve seguire un buon amministratore», spiega Calabrese. Il ragionamento è il seguente: «Se abbiamo delle regole per presentarci dice il consigliere capitolino M5S è opportuno avere anche delle regole comportamentali». Che sappiano sostanzialmente indicare l’atteggiamento opportuno da seguire e sancire delle punizioni laddove venga accertato o anche solo ipotizzato un coinvolgimento in indagini giudiziarie.
LA MAGGIORANZA – Per ora, la maggioranza è nello scompiglio. «C’è chi parla di una vicenda scioccante e maledettamente tragica» e chi con fare molto più tranchant rispolvera le parole di Giulio Andreotti: «Il potere logora chi non ce l’ha argomenta un consigliere e la vicenda ha mostrato come alcuni si siano ubriacati appena arrivati a occupare posizioni di rilievo». Sullo stadio diversi membri della maggioranza sono pronti a chiedere una revisione del progetto. Penali permettendo.