IL MESSAGGERO – TRANI – Il frastuono dell’esplosione è paragonabile a quello della scossa di terremoto. Si sente fortissimo all’Eur, nella sede di via Tolstoj, e subito si estende alla città. Ma dalla Capitale arriva ovviamente fino a Boston. La Roma è saltata in aria all’alba, con la miccia accesa proprio dentro Trigoria. L’inchiesta del quotidiano La Repubblica mette in piazza la lotta intestina che, dall’inizio della stagione, avrebbe disintegrato lo spogliatoio. E soprattutto il duello fratricida tra De Rossi e Totti, con il capitano messo alla porta senza preavviso lo scorso 14 maggio. Nessuna sorpresa, però, per Pallotta, presidente informato sui fatti fin da metà dicembre. A relazionarlo dettagliatamente il suo fisioterapista personale Ed Lippie, l’ex preparatore giallorosso che si era poi accontentato del ruolo di consulente esterno, con blitz sporadici nel centro sportivo (dopo l’addio di Di Francesco e del suo staff è di nuovo tornato ad essere il responsabile).
CHIARIMENTO LAMPO – «Hanno fatto un gioco sporco». Totti, al telefono, si sfoga con l’amico De Rossi che è in vacanza in Giappone. Spesso hanno discusso, pure da compagni. Ma sono sempre stati leali tra loro. Questa storia finisce per ricompattarli se ce ne fosse stata veramente la necessità. La fronda, raccontata dettagliatamente dal preparatore americano, non è insomma in campo. Nè chiama in causa Francesco e Daniele. Bisogna, duinque, spostarsi in società. Dove la guerra di potere nasce sottotraccia e viene a galla nella forma peggiore. Le ultime nomine, dopo le dimissioni di Gandini che si è arreso in meno di un anno, hanno creato malumori, risentimenti e invidie. Rivoluzionato il vertice del club: Fienga è diventato il nuovo Ceo, con la delega da amministratore delegato, e Baldissoni promosso vicepresidente esecutivo e spostato esclusivamente sulla questione stadio. E Baldini, da esterno, divide et impera. Il management (nessuno escluso e Monchi compreso), per la cronaca, ha avuto la copia dell’email, a quanto pare, direttamente da Pallotta. Pure diversi giocatori furono messi al corrente, a cominciare dal capitano fatto passare per il capo della rivolta. Per litigare ancora un po’.
TESTO MIRATO – Ed Lippie spinge il tasto invio subito dopo il ko di Plzen e arriva prima della gara interna con il Genoa del 16 dicembre. La sintesi è questa: «I quattro senatori De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas ritengono il gioco di Di Francesco dissennato, dispendioso sul piano della corsa e misero su quello della tattica. Lamentano l’indebolimento della rosa. Il tecnico è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3. Circondato da uno staff non all’altezza, vittima della sua stessa presunzione di riuscire ad adattare calciatori non compatibili col suo gioco». Monchi non lo sopporta nessuno: «È il narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa. Gli rimproverano doppiezza nei rapporti, insofferenza nei confronti dei giocatori di seconda fascia, capacità manipolatorie nelle informazioni in uscita da Trigoria e un mercato che non è passato attraverso una corretta due diligence». Sgradito anche Totti: «La squadra soffre la sua presenza nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette al gruppo. È mal tollerato da coloro a cui ha consegnato il testimone. La richiesta dei giocatori: allontanarlo subito e con lui Di Francesco al quale è legatissimo». A Pallotta vengono svelate le fonti: il medico Del Vescovo e il fisioterapista Stefanini (non citato nell’email).
RACCONTO INCOMPLETO – Non mancano le incongruenze per chi ha vissuto questa stagione travagliata della Roma: se De Rossi, pur scontento per l’acquisto di Nzonzi, guida l’opposizione a Di Francesco e fa frenare i giallorossi in classifica, come mai va in panchina da infortunato contro il Genoa per supportare il tecnico (che lo ringrazia a fine gara), calcia il rigore decisivo a Oporto, tiene in corsa per la Champions la squadra con la rete di Marassi contro la Sampdoria e riceve la proposta del club di diventare vice Ceo? E se Totti, ancora in attesa della carica di responsabile dell’area tecnico, non ha alcun potere, come dice in pubblico De Rossi, perché può poi decidere di far cacciare Del Vescovo e Stefanini?
RETROSCENA TECNICO – Da non dimenticare: giovedì 7 marzo, dopo l’eliminazione dalla Champions, Di Francesco è stato esonerato solo a fine pomeriggio perché in una conference call con Pallotta, De Rossi ha provato, parlando in inglese anche per conto dei compagni, a far cambiare idea al presidente. Senza, però, riuscirci. Poi all’allenatore chiese: «Potrò venirti a trovare per studiare il tuo metodo?». Kolarov, invece, giocò il derby (e segnò) con il dito del piede fratturato. Dzeko, quando andò vià Eusebio, si limitò all’sms. Il più bello ricevuto dal tecnico. Che, agli amici, ricorda: «I quattro sono gli stessi che mi portarono in semifinale di Champions». I contrasti ci sono stati, come le lamentele. Sui carichi di lavoro e i sistemi di gioco. Accade ovunque e non solo qui.