Totti puó lasciare la Roma: è guerra aperta con Baldini
LA REPUBBLICA – PINCI – Francesco Totti sta pensando di lasciare la Roma. A meno di 20 giorni dal doloroso addio di De Rossi, è esploso un altro caso. Persino più scomodo, per il lontanissimo Pallotta. Il capitano storico si sente ormai ospite indesiderato in casa propria. Lo ha detto alcuni giorni fa, quando è stato invitato a partecipare a Londra al summit con il presidente, i dirigenti e il nuovo allenatore Fonseca. «No, grazie». Più o meno contestualmente, ha fatto sapere di non essere sicuro di accettare il nuovo ruolo di direttore tecnico. Il motivo è semplice: mentre il Ceo Guido Fienga gli chiedeva di assumere un peso specifico maggiore, il fronte anglo-americano faceva altre scelte. Ad esempio, quella del nuovo ds Gianluca Petrachi: a volerlo fortemente, Franco Baldini.
Eccola l’altra faccia della medaglia, l’antico “nemico” di Totti, il dirigente che — lui ne è convinto — l’avrebbe voluto fuori dalla Roma a stelle e strisce già nel lontano 2011, quando Baldini dirigeva il club appena rilevato da Pallotta. Era marzo quando Totti chiese per la prima volta più potere: da quel giorno s’è esposto per la conferma di Ricky Massara come ds e per le candidature di Mihajlovic e Gattuso per la panchina. Proposte che per motivi vari sono cadute nel vuoto. E nel viaggio a Madrid per conoscere Fonseca non c’è stato posto per lui. Da qui i dubbi dell’ex capitano sull’operatività offerta dal ruolo proposto: di re- stare a fare il “gagliardetto”, frangiflutti senza potere decisionale gli va poco. Soprattutto se le decisioni arrivano da Londra, sede operativa di Baldini. Siamo nei fatti alla resa dei conti: nelle idee di Francesco, la fuga di notizie parte proprio da lì. E non sarebbe che il completamento di un’opera di eliminazione dalla Roma iniziata — lo ha scritto nella propria biografia — con la decisione di farlo smettere con il calcio giocato.
Immaginare Totti a Londra seduto al suo stesso tavolo per cene e riunioni era pura utopia. «Che ci vado a fa’ se le scelte le fanno gli altri senza interpellarmi?», avrebbe confidato agli amici. A Trigoria Francesco Totti trova una sola sponda: quella di Fienga, che lo aveva coinvolto nella scelta di Ranieri, dopo l’esonero di Di Francesco. I contatti con Pallotta, anche solo per lo scoglio linguistico, sono invece ridotti a zero. Dovrà però parlarci, e in fretta: prima del raduno del 28 giugno, per non zavorrare con un caso spinosissimo anche la stagione che viene.
Quella è a tutti gli effetti la deadline per arrivare alla soluzione di una situazione complicata. Da qualunque parte la si voglia prendere. «In questo momento vengono dette e scritte tante parole cercando di ipotizzare il mio pensiero e le mie scelte. A breve il mio punto di vista nelle sedi opportune», ha scritto ieri sui social Francesco. Tre le possibilità: si dimette, lasciando la Roma dopo quasi 30 anni, e mettendosi sul mercato visto che a oggi non ha proposte concrete. La seconda: tutto resta com’è trascinando una situazione incancrenita, lo scenario meno probabile. La terza: accetta il ruolo di dt dopo il confronto con Pallotta, a fronte di determinate garanzie. Che non possono prescindere dall’allontanamento di Baldini. Scenario complicatissimo, visto che si tratta di un consulente che già ai tempi dell’ingaggio di Monchi giurò di scomparire. L’unico aspetto chiarissimo della vicenda però è proprio questo: tra Totti e Baldini, oggi, uno è di troppo.