MESSAGGERO – ANGELONI – «Io voglio fare una rivoluzione culturale, ma non sono un ideologo. Rivoluzione significa introdurre nei comportamenti pensieri alternativi». Così Walter Sabatini apre l’èra americana, siamo nell’ormai lontano 2011. Prospettive, ambizioni, sogni. Una parola: rivoluzione. Un’altra parola: culturale. Il «culturale», via via, è sparito, è rimasta solo la «rivoluzione». Sempre, una dietro l’altra: due anni al massimo e si ricomincia. Rivoluzione tecnica in particolar modo, ma pure societaria: sono cambiati negli anni allenatori, ds, manager, anche presidenti. La Roma si prepara a cambiare ancora: dopo le promozioni di Baldissoni a vice presidente e di Fienga a direttore generale, la prossima tappa è ripartire da un nuovo direttore sportivo e di lì a cascata, verrà toccata anche la sfera tecnica, che non esclude ovviamente i calciatori.
RAMÒN E FUMO DI LONDRA – Il percorso di Monchi sembra ormai giunto al termine (se salta DiFra, anche lui potrebbe non aspettare giugno), per sua volontà e anche per quella dei vertici. Il rapporto si è pian piano consumato, oggi non c’è più quella fiducia con la quale, ovviamente, è stato accompagnato all’inizio. Anche Ramòn ha capito di aver sbagliato in tante situazione e oggi sta pagando il fatto di aver difeso a oltranza il suo allenatore, ovvero Di Francesco, anche contro il volere di Pallotta («ask monchi», remember»). La presenza di Baldini, principale consigliere di James, crea imbarazzi a Trigoria. E’ figura possente e quindi sofferta, molti consigli non sono stati condivisi. Ma Baldini resta uomo di riferimento del presidente, il centro di potere londinese. Sabatini ambiva a vita parallela a Baldini e forse Monchi è nella stessa situazione: carriere separate, dunque. Ecco perché l’Arsenal è la più credibile meta di sponda per lo spagnolo: lì avrà pieni poteri e lavorerà con un gruppo spagnolo voluto da Emery. Meglio Londra che Siviglia, dove gli avevano anche proposto la presidenza del club. Monchi via e la Roma su chi punterà? La politica del risparmio può incidere anche sulla scelta del ds (tre milioni). La figura del plenipotenziario (Sabatini e Monchi) non ha funzionato fino in fondo, le scelte per il futuro vanno verso Massara, ds fatto in casa. La partenza di Monchi lascerà un vuoto in Totti, con cui aveva legato. Che ne sarà di Francesco in futuro? Lui dell’attuale ruolo non è granché soddisfatto, vorrebbe essere più operativo. Stesso discorso vale per Bruno Conti, che rischia di non vedersi rinnovare il contratto. I ds in fila, in attesa di essere eventualmente contattati sono Ausilio e Mirabelli. Chiaro che la rivoluzione toccherà anche il campo. Sono tanti i giocatori da ricollocare. In questo momento il mercato è fermo, gli osservatori che spesso venivano contattati da Monchi, ad oggi sono in stand by. Una decisione definitiva, proprio per attivare la macchina del futuro, dovrà essere presa in questo periodo. La partita di Champions con il Porto potrà essere lo sparti-acque.
SOTTO ESAMI – La Roma ha tanti giovani di prospettiva, ma questo non vuol dire che l’anno prossimo si punterà ancora su di loro. Gente come Pastore, Nzonzi, lo stesso De Rossi per una questione di età, Dzeko, che fine faranno? I rinnovi sono fermi, compreso quello di Zaniolo, che Monchi o non Monchi, dovrà essere per forza blindato. Questi calciatori dovranno essere valutati insieme all’allenatore, che ad oggi difficilmente sarà Di Francesco.