LA GAZZETTA DELLO SPORT – Del resto Claudio Ranieri è abituato a fare così, ad essere diretto ed essenziale. Il nuovo allenatore della Roma ha fissato il suo manifesto programmatico in 5 punti: romanismo, motivazioni, ardore agonistico, mutamenti tattici e rilancio delle individualità. Ieri in conferenza stampa ha insistito forte su questi aspetti: «La Champions è vicina, saranno importantissime le prossime due partite. Ma sarà importante anche il pubblico. Questi ragazzi sono in difficoltà, vogliono sentirsi amati. Ai tifosi chiedo questo: sono sincero, da solo non ce la faccio, con il loro aiuto mi sento più sicuro. Da tifoso romanista chiedo aiuto a me stesso». Quando gli chiedono dell’ingaggio, va dritto, così: «È vero, non ho trattato. Ma ho perso di più quando sono andato via dalla Roma di quanto prenderò adesso (circa un milione, ndr). Mi ha portato qui la maglia, non i soldi». Poi Ranieri lancia in un paio di occasioni una parolina che sente quasi magica: motivazioni. «La cosa più importante per rialzarci sono proprio le motivazioni. I giocatori non sono bambini di 4 anni, ma uomini che devono dare il meglio. E se oggi la Roma si trova in questa situazione è perché finora non lo hanno fatto. Ha pagato Di Francesco, per cui ho fatto il tifo e per cui mi dispiace. Ma ora non ci sono più scuse. Voglio una squadra allegra, sorridente, ambiziosa. I problemi li abbiamo tutti, ma vanno tenuti a casa. L’aspetto mentale è fondamentale. E voglio gente che non si arrenda di fronte alle prime difficoltà».