LA REPUBBLICA – L’ultimo romano è in crisi quanto e più della squadra. Lorenzo Pellegrini aveva chiuso il 2019 lanciando assist e invenzioni, come se ogni partita fosse l’occasione per dimostrare al mondo che l’incoronazione di Totti a suo “erede” fosse ottimamente spesa. Poi è successo qualcosa. Bergamo è forse il punto più basso della sua giovane carriera, una collezione di orrori, di conclusioni lunari, di giocate sconclusionate, di palle perse, fino a quella che ha portato al gol di Pasalic.
Difetto di fase difensiva e di personalità, 7 palloni regalati all’Atalanta, a cui aggiungere tre tiri finiti lontanissimi dalla porta: uno, addirittura a porta vuota. Da segnalare che rima della partita, l’agente Pocetta e il ceo romanista Fienga si sono soffermati a scambiare due chiacchiere: c’è in ballo il prolungamento per cancellare dal suo contratto la clausola che gli permetterebbe a giugno di liberarsi per 30 milioni. Conte è alla finestra, ma per a parlarne servirà rivedere in campo il vero Pellegrini.