Tor di Valle, il pm: «Bancarotta fraudolenta dietro la vendita»
IL MESSAGGERO – PIERUCCI – Dietro alla vendita dell’area di Tor di Valle destinata al nuovo stadio della Roma si cela una bancarotta fraudolenta di 15 milioni euro. E’ con questa accusa che la procura ha concluso le indagini a carico dell’ex patron dei terreni Gaetano Papalia, amministratore delegato della Sais (la società che gestiva l’area dell’allora ippodromo), e di Michele Saggese, presidente del cda della stessa. Secondo la ricostruzione del pm Mario Dovinola e dell’aggiunto Rodolfo Maria Sabelli, Papalia, poi col contributo di Saggese, avrebbe «cagionato il dissesto con operazioni dolose consistite nell’omettere sistematicamente il pagamento di imposte comunali ed Irpef, Iva, accumulando un debito ingente». Operazioni che portavano al fallimento della società su ricorso di Equitalia per un debito di 24 milioni di euro. Nell’imputazione i magistrati hanno precisato «che di questa somma», ossia dei 24 milioni, «15 milioni e 200.000 euro rappresentano le imposte originate nella vendita del terreno di Tor di Valle alla Euronova (di Luca Parnasi) avvenuta prima della dichiarazione di fallimento». L’inchiesta nasce da una denuncia dell’avvocato Edoardo Mobrici in rappresentanza del Tavolo della Libera Urbanistica che riteneva ci fosse non solo la responsabilità di Papalia ma un concorso esterno nella bancarotta dell’imprenditore Luca Parnasi, già a processo per le mazzette elargite nell’iter del progetto stadio. Per Parnasi però il pm ha chiesto l’archiviazione.