Tr…igoria di Spade. Tutti bramano la panchina ma nessuno ci si siede
INSIDEROMA.COM – EDITORIALE – Una semifinale, a questo punto forse fortuita, in un mare di disastri tecnici e aziendali.
Tra meno di due mesi, salvo esclusione del Milan per il FFP, i giallorossi inizieranno la nuova stagione ma al momento sono senza chi deve comprare i giocatori, nel caso dei giallorossi soprattutto venderli, ovvero il direttore sportivo e soprattutto chi li deve allenare cioè il tecnico.
Inseguendo uno stadio sempre più utopico, passando per una sconfitta contro la Lazio in finale di Coppia Italia, la Roma americana è riuscita non solo nell’impresa di estromettere tutti i suoi simboli dentro e fuori dal campo ma anche a ripudiare l’anima combattiva e testaccina che ha contraddistinto da sempre anche la Rometta ma che allo stesso tempo riempiva l’Olimpico e lo infiammava.
Tutto questo grazie ad una serie di santoni portatori sani del “mio calcio” arroganti e soprattutto incompatibili con la politica trasferimenti di trading sfrenato messa in atto, stagione dopo stagione, da Pallotta & co.
Tutti quelli che sono transitati sulla panchina della Roma, avevano già un detonatore azionato sul petto con il timer in scadenza al massimo dopo un anno e mezzo.
Abbiamo visto Luis Enrique invecchiare di 10 anni prima di scappare a forti pedalate con la sua bicicletta per tornare in Catalogna e vincere tutto. Il profeta Zeman, il profeta marsicano Di Francesco, allievo di Zeman, non rendersi conto che la sua rosa era più un quintetto NBA, per altezza, e che forse il 4-3-3 sbrocco (nel senso negativo del termine) per te non era un’idea geniale visto che ha preso 7 goal dalla Fiorentina che si è salvata all’ultima giornata grazie ad un pareggio biscottato col Genoa.
In mezzo il non gioco di Rudi Garcia basato su “palla a Gervinho e ci abbracciamo”, con i soli Spalletti, furbo da litigare con il Francesco divino di Roma che non è il Papa, e Ranieri che paga il fatto gravissimo di essere romano e romanista e di non avere un suo calcio a salvarsi.
Addirittura Ranieri viene qui, guarda il tipo di giocatori che ha a disposizione e li mette in campo al meglio. Viene qui e ha la faccia tosta di fare l’allenatore normale. Ma guarda questo oh.
Nei tempi moderni, dopo essere stati rifiutati con ammissione pubblica da parte di Conte, derisi da Allegri, ieri è arrivato anche il rifiuto di Gasperini che fino a qualche tempo fa si sarebbe tagliato una mano per venire alla Roma.
Quando ti rifiuta pure Gasperini due domande bisogna farsele su come da fuori viene vista questa azienda. In effetti potrebbe non essere invitante avere un presidente che non viene a Roma da più di un anno, ma essendo un suo diritto giustamente delega. Il delegato con pieni poteri qui però si vede ancora meno. In mezzo una serie di mezze figure, di personaggi in cerca di potere.
La grande piazza è sempre meno grande, la grande squadra ora gioca i preliminari di Europa League ed è pronta a fare l’ennesima rivoluzione.
Gli allenatori in ascesa ci pensano due volte prima di rischiare di bruciarsi qui senza protezione di una società molto lontana, quelli attempati e famosi cercano progetti interessanti e vincenti.
D’altronde quale scemo vorrebbe allenare una rosa del livello dell’Atalanta ma con la pressione e l’ambizione, a livello di tifo, pari a quella del Real Madrid? Su questa panchina ci vuole uno impavido e volendo anche un po’ sciocco, un innamorato di questi colori pronto a tutto per riportare la Roma in alto. Peccato che c’era ed è stato appena mandato via per inseguire il “sogno” infranto Gasperini.