30 Gen 2019In Rassegna stampa5 Minuti

Ultrà ucciso, caccia al Dna su sei auto

LA REPUBBLICA – DEL PORTO – Per risolvere il giallo di Santo Stefano, la Procura di Milano si affida all’esperta che si è già occupata di vicende giudiziarie eclatanti come gli omicidi di Yara Gambirasio ed Elisa Claps, fino al caso Cucchi. Sarà Cristina Cattaneo, medico legale, anatomopatologa e docente universitaria, la coordinatrice del pool di cinque professionisti che dovrà cercare su sei automobili di tifosi napoletani tracce biologiche riconducibili al Dna di Daniele Belardinelli, l’ultrà interista travolto e ucciso da una macchina la sera del 26 dicembre scorso a Milano, durante gli scontri avvenuti alla vigilia della partita di calcio fra Inter e Napoli.

L’ultima vettura è stata sequestrata lunedì sera: è un van che si aggiunge alle altre cinque già individuate dagli investigatori come presenti nella zona dove si verificarono i gravissimi incidenti. L’inizio delle operazioni tecniche è fissato per martedì prossimo alle 10, presso il gabinetto regionale della polizia Scientifica di Napoli. Oltre al van, le analisi riguarderanno una Renault Kadjar, un Ford Transit, una Volkswagen Golf, un’Audi A3 e una Volvo V40. In questo filone delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Maria Letizia Mannella, sono indagati con l’accusa di omicidio volontario circa trenta tifosi napoletani, ritenuti fra i partecipanti alla trasferta sconvolta dall’agguato organizzato dagli ultrà di Inter, Varese e Nizza e finita in tragedia, con la morte di Daniele Belardinelli, investito durante i tafferugli Gli inquirenti hanno formulato l’ipotesi di reato più grave allo scopo di consentire agli indagati, molti dei quali sono assistiti dall’avvocato Emilio Coppola, di difendersi con le garanzie più ampie, anche nominando consulenti di parte. Nella seconda fase dell’inchiesta, questo aspetto potrebbe essere poi oggetti di una ulteriore valutazione da parte dei magistrati. Sono cinque, invece, gli ultrà dell’Inter finiti in carcere nei giorni scorsi con l’accusa di aver preso parte all’assalto contro i sostenitori napoletani, mentre un sesto indagato ha ottenuto i domiciliari dopo aver iniziato a collaborare con gli inquirenti.

Intanto lasciano il carcere quattro dei cinque tifosi napoletani arrestati due settimane fa nell’ambito delle indagini sugli incidenti avvenuti il 6 gennaio 2018 nei pressi della stazione Centrale di Napoli, quando circa 160 ultras si scontrarono con la polizia che stava scortando i tifosi del Verona diretti allo stadio San Paolo per la gara tra gli scaligeri e gli azzurri. Quel giorno, in pieno centro, esplose una «guerriglia urbana» conclusa con tre agenti feriti, un automezzo delle forze dell’ordine danneggiato, cassonetti della spazzatura incendiati, autobus bloccati. Il tribunale del Riesame ora modifica l’impianto accusatorio che aveva chiuso la prima fase delle indagini: i giudici hanno accolto l’istanza dell’avvocato Emilio Coppola e hanno annullato nel merito l’ordinanza cautelare che era stata emessa nei confronti di Diego Infante, che resta agli arresti domiciliari perché coinvolto in un altro episodio, l’assalto a una comitiva di tifosi della Roma intercettati a Capodichino dagli ultrà del Napoli nell’aprile 2018, al rientro da una trasferta di Champions a Barcellona, ma per il quale dunque non sono stati ravvisati gravi indizi per gli eventi della stazione Centrale. Il Riesame ha poi sostituito, ritenendo affievolite le esigenze cautelare, la custodia in carcere con gli arresti domiciliari per Carmine Cacciapuoti (come Infante già detenuto in casa per i fatti di aprile 2018) e ha disposto per altri due indagati, Gennaro Iescone e Fabio Vegliante e la sostituzione del provvedimento restrittivo con l’obbligo di presentazione in commissariato. Oggi è in programma l’udienza di Riesame per il quinto indagato finito in cella, Tommaso Fiorillo, assistito dagli avvocati Sergio Rastrelli e Giovanni Rendina.