LA REPUBBLICA – FERRAZZA – A forza di parlare del “falso nueve” ci si dimentica dell’importanza di essere un “numero 9”. Per questo fa effetto che Flavio Bucri sia proprio un centravanti di quelli classici. Un altro millennial cresciuto nelle giovanili della Roma, strappato quasi tre anni fa all’Ostia Mare e adesso in forza nella Primavera di Alberto De Rossi. Protagonista prima con la squadra Under 16, poi con l’Under 17, diventata campione d’Italia con i suoi gol sia in semifinale sia in finale. Figlio d’arte, il papà Alessandro, anche lui attaccante, ha militato in varie squadre dell’hinterland romano, tra serie D ed Eccellenza, prima di dedicarsi completamente alla carriera del figlio, che segue ovunque. Bucri junior è salito agli onori della cronaca – come si dice in questi casi – la scorsa estate, i primi di settembre, in occasione dell’amichevole dei giallorossi contro il Benevento. Il ragazzo, classe 2001, è stato schierato al minuto 31 del secondo tempo, al posto di Karsdorp, riuscendo a segnare la rete del 2-1 finale, a favore dei campani, padroni di casa. Una gara che ha attirato critiche alla Roma di Di Francesco, ma ha messo in luce il talento di Flavio: tiro di El Shaarawy, respinto, con la palla che arriva proprio sui piedi di Bucri che, di piatto, l’insacca in rete. Una festa solamente per il ragazzino aggregato in prima squadra ma che in famiglia ancora viene ricordata con emozione. Da allora il centravanti sta facendo di tutto per mettersi in mostra. Descritto come un ragazzo molto serio, Flavio è seguito e protetto dalla famiglia. Il papà conosce molto bene la realtà del calcio romano e sa rischia di bruciare anzitempo i ragazzi come il suo .