4 Lug 2025In Calcisticamente6 Minuti

Perchè ci si abbona

INSIDEROMA.COM – EMNAUELE CAPONE –Perché perché la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita? I motivi della corsa all’abbonamento

Rita Pavone, cosi come un famoso coro della Curva Sud, intonava queste parole cercando spiegazioni sul come mai alcune (per l’esattezza oltre 36.000 in aumento per l’abbonamento) persone, siano essi uomini o donne, mollino tutto e si lascino trasportare da 22 atleti che inseguono un pallone da prendere a calci. Con questo articolo andremo alla scoperta dei processi psicologici alla base del tifo.

Il calcio come la religione

Molti paragonano il calcio ad una religione, questo perché tutti e due i fenomeni hanno la capacità di unire le persone e perseguire un qualcosa attraverso la “fede”. Ma cosa si innesca nella testa del tifoso durante una partita? Secondo l’antropologo Whitehouse la chiave che ha portato la specie umana al successo è da ricercare nei rituali (che abbiamo visto essere alla base tanto della religione quanto del calcio), che favoriscono la coesione dei gruppi sociali e creano e potenziano i legami personali potentemente. Lo studioso afferma come il calcio riesca a creare connessioni uniche nel suo genere tra le persone. Inoltre sottolinea come ci possa essere una sorta di “irrazionalità”, difatti molti tifosi si recano allo stadio o seguono le partite indossando gli stessi pantaloni o maglietta, questo per colmare le proprie conoscenze e ci fanno sentire al sicuro, come se inconsciamente ciò porterà alla vittoria. Altri ancora mischiano il sacro col profano, pregano per una vittoria, come se Lui possa intercedere affinchè il nostro desiderio si realizzi. La domanda che qui sorge spontanea è, ma Dio perché dovrebbe favorire uno e non un altro, e soprattutto a questo punto, per quale squadra tifa?

Riflessione psicologica

E qui mi rivolgo a chi quando vedendo una match, ha considerato la squadra avversaria di turno, chiunque essa sia, non solo una rivale, ma anche e soprattutto una “portatrice” di caratteristiche negative (ad esempio scorrettezza, antisportività), che hanno provocato in voi un senso di sgradevolezza anche solo nel vedere il colore della maglia o il nome di un giocatore in particolare. Questo fenomeno può essere spiegato dal momento che quando riconosciamo un “rivale” lo investiamo di tutte quelle che sono le caratteristiche peggiori e indesiderabili per noi, anche se poi nella realtà queste non rappresentano per nulla l’oggetto antagonista che abbiamo davanti. Questo “errore cognitivo” viene spiegato dalla psicologia attraverso il concetto di euristica, ovvero un processo mentale mediante il quale il nostro cervello ci permette di trovare una risposta pronta, e che riteniamo adeguata, in tutte quelle situazioni in cui non si hanno a disposizione dei parametri cognitivi. Questo avviene in maniera del tutto automatica, proprio perché il tifare una squadra ci porta ad un coinvolgimento emotivo talmente forte da farci “perdere di vista” tutte le risorse a nostra disposizione.

Un’altra caratteristica importante per quanto riguarda l’essere tifosi è quella del sentirci parte integrante di un gruppo. Diversi sono i fenomeni che si instaurano nel far parte di un gruppo, tra i quali il senso di appartenenza (che ci fa sentire parte importante di un qualcosa), la presenza di un contagio emotivo (per questo abbracciamo al goal persone che non conosciamo e che torneranno perfetti sconosciuti al termine dei 90 minuti) e l’identità di gruppo (che ci permette di sentirci uniti e ci fa identificare in un qualcosa comune, e questo comporta inoltre un aumento di autostima e provoca un sentimento di coraggio).

E infine seguire la propria squadra del cuore al di la di ogni risultato lo si fa, come descrive bene il titolo di un libro (che consiglio a chi voglia farsi travolgere dall’amore verso una squadra), “solo per passione”, e la passione si sa è un sentimento forte, uno dei più intensi che l’essere umano possa provare e che ci permette di provarlo anche solo pensando alla propria squadra del cuore, e questo in contrasto contro ogni razionalità. Alle passioni non si ricerca spiegazione, come dice Giorgio Nardone, l’irrazionalità di una passione vince sempre sulla razionalità di una spiegazione.

Concludo sperando che questo articolo sia stato per voi utile a capire e comprendere come il tifo non sia una cosa banale, ma rappresenti molto di più che il solo calcio, ma bensì una parte di noi stessi, in quei 90 minuti ci si permette di abbandonarsi alla razionalità e fa sentire vive tutte le emozioni. Vi lascio con una frase che racchiude tutto quello di cui qui abbiamo dibattuto:

«Pensare che il calcio siano solo 22 mercenari che tirano calci a un pallone è come dire che un violino è solo legno e budella di gatto, e che l’Amleto è solo carta e inchiostro. Il calcio è scontro e arte» (John Priestley)

Nel prossimo articolo affronteremo il tema da un punto di vista neuroscientifico.

dott. Emanuele Capone

(psicologo/psicoterapeuta)