INSIDEROMA.COM – ALESSANDRO CAPONE – Ogni partita finisce così come ogni stagione finisce. All’ultimo triplice fischio dell’ultima partita stagionale. Se vogliamo dirla tutta termina dopo l’ultimo chilometro della stagione macinato, dopo quell’ultima partita dell’annata. Quando chiudi la porta di casa e azzeri tutto per trovare l’entusiasmo in ciò che, fortunatamente, sta per ricominciare. Quel settore ospiti in cui non sei mai stato e ora troverai, quel coro nuovo che ora imparerai, quella compagnia aerea che ora sentirai, in quel “stavorta non ce la posso fa…” e invece ce la fai.
Ecco, si, tutto questo, appunto…alla fine. Si sente spesso parlare di sintonia, di simbiosi, di trasporto e di attaccamento. Si ma di chi?.
La verità è che tutto questo è ad esclusivo beneficio di chi la passione la porta dentro, del tuo vicino di seggiolino, in quello vicino a lui e così via. E’ tutto nel cuore e nella mente di chi canta fino all’ultimo tiro, fino all’ultimo coro. Il senso di appartenenza e l’orgoglio ce l’ha chi per l’ennesima volta sente arrivare alle orecchie l’urlo che parte dalla parte opposta ritrovandosi quasi al tappeto…quasi. Non esiste KO per chi crede in quello che sente. E’ una forza che arriva dall’anima e nulla la può fermare.
Quindi, chi è che può essere legittimato a crederci ancora, a crederci sempre? Solo chi, in qualsiasi parte del mondo possa trovarsi, ha il cuore che urla di gioia quando il fischio da il via alla partita. Si, solo quelle persone, quelli che c’erano, ci sono e ci saranno in ogni caso. Quelli che non hanno mai “l’approccio sbagliato” e che non si sentono mai con “le gambe tagliate”. Che non “sottovalutano l’avversario”, e che “non toccano il fondo” e che è finita…si dice alla fine.
Continuare ad urlare al cielo il nome e i colori con orgoglio e forza anche quando davanti lo spettacolo dovrebbe disarmare. Vedere le proprie maglie trascinate sul campo in balia dell’avversario quando è in quel momento che si vorrebbe vedere la reazione indipendentemente da come finisca, che si vorrebbe vedere il sudore che quella maglia può tenere. E’ li che si dimostra. Non con le parole, non con gesti di scusa al triplice fischio, non negli isterismi senza senso. Si dimostra con il sudore, la voglia di crederci, tutti insieme, anche quando tutto sembra perduto senza stare li ad aspettare una scossa che può arrivare solo da quelle voci amiche che non si arrendono mai e non da chissà quale concessione astrale.
Dimostrare di crederci, questa è la cosa che più conta. Perché la differenza fra chi crede che finisce solo alla fine sta proprio in chi, dopo i migliaia di chilometri stagionali quell’ultimo chilometro, sia esso fisico o emozionale, lo fa. E lo fa solo chi porta nell’anima questa città e questi colori.
Per tutte queste persone che credono che alla fine di questa annata mancano ancora centotrentadue giorni e non mollano ad un gol subito e che saranno pronti al proprio posto al prossimo fischio d’inizio sempre convinti di sostenere la squadra più forte che il mondo ha visto mai e che quando l’inno s’alzerà sarà sempre più forte.
Per la città, per la maglia, per questo popolo bisogna sentirlo e subito dopo dimostrarlo in campo. C’è ancora metà stagione da scrivere. Metà stagione per sognare e per crederci ancora. Basta parole. Durante la partita solo voce, cuore e sudore.
Avanti Roma e avanti, sempre, Romanisti. Che la stagione è finita lo diremo fra centotrentadue giorni. Questo deve valere per tutti.
a cura di Alessandro Capone