EDITORIALE – INSIDEROMA.COM – Parla proprio come quando gioca in campo, in modo intelligente, attaccando e difendendo allo stesso tempo. Trattiene a fatica le lacrime così come le parole taglienti per una parte di società, quella che non alberga a Trigoria, che lo ha ignorato per 11 mesi senza dargli segnali in un senso o nell’altro ma lui ha risposto: “Ho 36 anni, non sono scemo, se non ti chiamano per tanto tempo vuol dire che hanno già deciso”.
Daniele De Rossi lascerà la Roma a fine stagione ma non il mondo del calcio giocato. La Roma gli ha proposto un ruolo dirigenziale, proprio come a Ranieri, incassando il secondo no da parte dei due romani e romanisti. Evidentemente il triangolo dirigenziale Londra, Boston, CapeTown non gradisce i romani e romanisti in mezzo al campo o seduti in panchina e li sta togliendo uno ad uno. Continuerà a giocare ma ancora non si sa dove: “Me lo hanno comunicato ieri, devo parlare ancora con mia moglie, i miei figli, il mio procuratore e tante altre persone da interpellare”.
Al di là del romanticismo per un’altra bandiera che lascia la propria squadra, la seconda in tre anni per quanto concerne la Roma, cerchiamo di porci delle domande sul perchè e a chi conviene una decisione del genere che, al di là di strategie societarie che facciamo fatica a comprendere, non può che essere considerata come l’ennesima “zappa sui piedi” di una dirigenza e un presidente perennemente al centro della contestazione dei tifosi.
La Roma segue, scimmiottando, l’esempio della Juve e il trattamento servito a Totti prima e De Rossi poi ricalca quello bianconero a Del Piero. Il problema però è che alla Juve Del Piero è andato ma sono arrivati 8 scudetti di fila, due finali di Champions League e campioni con la C maiuscola come Cristiano Ronaldo. La Roma invece non alza al cielo nulla da 11 anni, e negli ultimi è stata protagonista, tranne l’isolata semifinale di Champions, di una serie di figuracce europee e nazionali come l’ultima dove ha preso sette goal dalla Fiorentina che a due giornate dal termine non è ancora aritmeticamente salva.
Per non parlare di direttori sportivi che scappano e allenatori che pubblicamente rifiutano l’offerta dichiarando a tutto il mondo che non ci sono le condizioni per vincere. Senza contare una sequela interminabile di santoni della panchina con il “loro calcio” che ci hanno fatto deridere in tutto il mondo. La Juve viene rifiutata? No. La Juve mette santoni sulla propria panchina? No. La filosofia bianconera è forse esagerando “Vincere non è importante è l’unica cosa che conta“, quella della Roma invece è stupire sempre e comunque, quasi sempre in negativo, prima col calcio “arrogante” e immotivatamente super offensivo, poi con una banda di bambini che puzzano ancora di latte e quando cominciano finalmente, dopo infiniti alti e bassi, a giocare a calcio, puff, spariscono convertendosi in cospiqui bonifici bancari.
Vendere e comprare giocatori è un must nel calcio attuale e il tifoso che non l’ha ancora capito percepisce da solo di non essere al passo con i tempi. “Vendere” però la propria anima, i propri simboli, l’essere testaccino senza nessun motivo è ingiustificabile e imperdonabile.
Non c’è nessun motivo sul perchè De Rossi non possa continuare a vestire la maglia giallorossa visto che non è una questione di soldi come detto da lui in conferenza. E allora visto che ci sono giocatori scarsi con lauti stipendi in questa rosa il primo da tagliare è il capitano e simbolo? Forse a qualcuno dà fastidio persino che si presenti a Trigoria e si alleni con i compagni? Poi a che pro? Nell’anno che esoneri l’allenatore, il direttore sportivo scappa a gambe levate, il presidente non si vede da un anno e hai mancato tutti gli obiettivi anche quelli ricalibrati in corsa al ribasso, tu che fai? Mandi via l’ultima speranza, l’ancora a cui aggrapparsi nel momento che, neanche noi come De Rossi siamo scemi, c’è il forte rischio di un ritorno alla “Rometta” anni 90. Il che non sarebbe neanche grave, chi ha scelto di tifare Roma se la prendesse col padre, con la madre, con i fratelli che ci hanno attaccato la malattia ma se ti è entrata dentro, è chiaro che le vittorie non fanno parte del gioco e lo sai dal primo giorno. Però quello che sai altrettanto è che da sempre in campo c’è qualcuno che vive quella maglia e quei colori proprio come te, colui che ha realizzato il tuo sogno di stare tutta la vita dentro Trigoria e indossare quella maglia, colui che lo sa che sulle spalle non ha solo un numero ma la passione e le speranze di centinaia di migliaia di persone.
Per molti a livello di romanismo puro Totti è stato molto, De Rossi invece tutto. Nel bene e nel male, sano o zoppo, in campo, in panchina così come negli spalti. E allora se vogliono copiare la Juve lo facciano pure, ma copiassero il lato vincente, perchè per loro mandare via i simboli significa continuare a vincere ma per noi, mandare via Totti prima e De Rossi ora, vista la nostra bacheca semi-vuota, che significato ha?