18 Mar 2019In Breaking News5 Minuti

Cambiare per migliorare, Pallotta decida adesso il futuro della Roma

INSIDEROMA.COM – GABRIELE NOBILE – Dall’arrivo degli americani a Roma, eravamo ad aprile 2011, sono cambiati direttori sportivi, allenatori (molti) amministratori delegati per non parlare di professionalità di contorno e giocatori. Gli unici due manager rimasti e mai entrati nel turn-over aziendale sono Franco Baldini, entrato come direttore generale fino a giugno del 2013 (dopo la disfatta contro la Lazio in coppa Italia) mentre adesso ricopre un ruolo quantomeno strano, ovvero di consigliere del presidente Pallotta. L’altro dirigente è Mauro Baldissoni. L’avvocato dello studio Tonucci che partecipò intensamente all’arrivo della cordata yankee e da allora mai uscito dai quadri dirigenziali. Inizialmente entrò nel CDA di AS Roma, per poi prendere il posto di Baldini come direttore generale, poi dopo l’uscita del Ceo Umberto Gandini divenne Amministratore delegato e direttore generale, poi, nel rimpasto di qualche settimana fa, cedette il suo ruolo di Ceo a Guido Fienga per diventare Vice Presidente esecutivo. Lo stesso presidente James Pallotta non ebbe da subito un ruolo centrale, successivamente al “deal” di Boston entrò nella Roma come azionista di maggioranza (e garante economico) con Di Benedetto presidente. Solamente l’anno successivo Pallotta prese la carica di Presidente di AS Roma. Sono passati 8 anni ma lo scenario non è mai cambiato: confusione totale nei ruoli e nel management decisionale. Alla Roma attuale non mancano manager capaci ma un leader carismatico, un capo. Attualmente la società Roma è divisa in 3 tronconi; il primo con il presidente Pallotta, sempre più riluttante nel venire nella capitale, inchiodato tra il Massachusetts e Londra. Il secondo tra il Sud Africa e Londra, queste sono infatti le due location abituali del “ghost manager” Franco Baldini ed il terzo a Roma dove sono presenti, come dovrebbe essere naturale, Baldissoni, Fienga, Totti e tutti gli altri. Una squadra di calcio non può essere amministrata in questo modo. La crescita societaria in tutti i campi importanti (marketing, social, fatturati etc) ed il fallimento del settore più importante come l’aspetto dei risultati e del campo, ne sono la dimostrazione.

La rivoluzione dovrà ripartire da qui: prendere il toro per le corna subito e tentare di cambiare radicalmente il metodo e la filiera di comando. Attualmente alla AS Roma mancano tutta una serie di certezze nel settore tecnico e di campo: in primis chi sarà a ricoprire il ruolo di DS e di conseguenza stabilire chi sarà il nuovo allenatore. Scelte che andranno fatte subito e non a fine campionato quando sarà evidente se la Roma avrà centrato l’obbiettivo del 4° posto con relativa partecipazione alla Champions del prossimo anno. Stabilire un budget da affidare al nuovo direttore sportivo per la campagna acquisti e valutare in maniera definitiva se il meccanismo del “player trading” potrà essere accantonato, visto i deludenti risultati della Roma sul campo. L’idea di costruire un team senza necessariamente smantellare o vendere i migliori giocatori per far cassa, sistemare i bilanci e tentare un ipotetico aggancio alle squadre leader, in Italia e in Europa. Abbiamo visto che questo sistema ha generato confusione mediatica e poche certezze sul campo. La Roma americana, tranne una finale di Tim Cup, per altro persa, ed una semifinale di Champions League, oltre a diversi piazzamenti tra il 2° e 3° posto, non ha mai dato la sensazione di provare a vincere qualcosa. La Roma società è in forte ascesa in alcuni dipartimenti fondamentali per la valorizzazione del brand, ma decisamente in difficoltà in quelle che sono le realtà primarie per un club calcistico: l’assetto sportivo e di campo. Fino a quando questi due parametri non viaggeranno paralleli sarà difficile, anzi impossibile che il club giallorosso possa togliersi soddisfazioni e quindi mettersi nella condizione di provare a vincere.

Ma l’ennesima rivoluzione dovrà ripartire da quelli che sono stati gli errori del passato, Pallotta provi a fare mea culpa cercando di individuare le cause principali di questa confusione che si è creata, riprendendo le redini in mano del club, puntando decisamente sugli uomini giusti per tentare un rilancio, che sia però definitivo!